NUNZIO, IL RAGAZZO OPERAIO INNAMORATO DI CRISTO
di Redazione online
Nunzio Sulprizio, un ottocentesco ragazzo operaio, stroncato da una cancrena ad appena 19 anni, nel 1836 sarà santo domenica 14 ottobre, nello stesso giorno in cui verranno canonizzati anche Paolo VI, proprio il pontefice che, durante il Concilio Vaticano II, beatificò Sulpizio nel 1963, monsignor Oscar Romero, .l’arcivescovo salvadoregno ucciso nel 1980 mentre celebrava la messa nella cappella di un ospedale, due sacerdoti, Francesco Spinelli (1853-1913), fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, e Vincenzo Romano (1751-1831) un prete di frontiera, e una religiosa, suor Maria Caterina Kasper (1820-1898), fondatrice dell’Istituto delle Povere ancelle di Gesù Cristo.
L’inatteso anticipo della canonizzazione di Sulpizio è stata comunicata da Bergoglio nel concistoro del 19 luglio scorso. Una decisione, per quanto riguarda Sulpizio, certamente dovuta alla età e alla condizione laicale del nuovo santo: il 14 ottobre è una data in cui sarà nel pieno il Sinodo dei vescovi dedicato proprio ai giovani. Nunzio, considerato il protettore degli invalidi – nel santuario dov’è sepolto nel paese natio c’è una parete intera coperta da stampelle lasciate da persone guarite da gravi patologie agli arti con la sua intercessione - nacque a Pescosansonesco in Provincia di Pescara il 13 aprile 1817 e perse prima il padre, calzolaio, quando aveva appena 3 anni, e poi la madre, filatrice, a 5. Va quindi in casa della nonna materna, Rosaria, donna analfabeta ma di fede grandiosa, che gli insegna a conoscere Gesù e Maria, a pregare e ad affidarsi costantemente a Dio. Ma dopo appena quattro anni, nel 1826, Nunzio perde anche lei e finisce da uno zio paterno dai modi bruschi che lo costringe a lasciare la scuola e a lavorare nella sua officina di fabbro, vessandolo con botte e insulti. Ma Nunzio sopporta tutto con pazienza e amore per il Signore.
Anche la malattia, una carie ossea, provocata da un incidente sul lavoro e una ferita mal curata alla caviglia. Nel 1832, un altro zio si impietosì, e lo portò a Napoli, all’Ospedale degli incurabili, dove un fervente cattolico, il colonnello Felice Wochinger, cominciò a prendersi cura di lui come un figlio. Il primo desiderio che espresse fu fare la comunione. Nunzio gira tra letti dei pazienti e insegna loro a offrire ogni dolore a Gesù per la salvezza delle anime. «Se amate Gesù, diceva con semplicità, ve ne verrà certamente qualcosa di buono). E ancora: «Dobbiamo soffrire con allegrezza, perché ci avviciniamo a Gesù». Il futuro Santo, Gaetano Errico (1791-1860), fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori, lo voleva nella sua congregazione nascente: «Questo è un giovane santo e vorrei che il primo a entrare sia un santo, non importa se ammalato». Ma Nunzio non ce la farà. Si spegne sopraffatto dal suo male, il 5 maggio 1836, invocando radioso e senza paura, Gesù e Maria, come aveva fatto in ogni istante della sua breve vita terrena.
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