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Padre Enzo Fortunato: 'Incontrare Francesco è incontrare la fraternità'

Far emergere il canto della Fraternità che Francesco ha espresso con i propri compagni

Padre Enzo Fortunato: 'Incontrare Francesco è incontrare la fraternità'

Incontrare Francesco è incontrare la Fraternità. Ecco allora che vorrei far emergere il canto della Fraternità, che Maria ha vissuto con i discepoli di Gesù, che Francesco ha espresso con i primi compagni. L’eredità di Francesco si concentra soprattutto nei suoi Scritti, che rappresentano la radice di un albero gigantesco che si è disteso nei cieli dell’Europa e del mondo, incarnando un cristianesimo che ha saputo coniugare legge e carisma, profezia e obbedienza, contemplazione e azione, cielo e terra, fede e cultura. Potremmo dire che alla verticalità del rapporto con Cristo si è intrecciata una limpida attenzione all'orizzontalità dell’amore fraterno. E l’uomo non è più un disperato ma un redento. Ecco perché il Colle dell’Inferno, dove l’uomo veniva condannato nella più atroce solitudine e dove Francesco è sepolto, è chiamato oggi Colle del Paradiso.

La solitudine dell’uomo si trasforma in canto di Fraternità. Un canto che è idealmente intonato dai compagni che riposano accanto a Francesco, nel ricordo di piccoli episodi di gesta e di vita: fra Masseo, menzionato nel passaggio raccontato nei Fioretti di San Francesco, in cui domandò al Poverello: “Dico, perché a te tutto il mondo ti viene dirieto?”, sentendosi rispondere che ciò era “confusione del mondo e grazia di Dio; perché io sono il più vile del mondo”; frate Leone, confessore di san Francesco e protagonista con lui di una delle pagine più belle del francescanesimo primitivo, il “Dialogo della vera e perfetta letizia”; frate Rufino, cugino di santa Chiara e santa Agnese, e fra Angelo Tancredi, reatino, che ricoprì il delicato incarico di ‘guardiano’ di Francesco nei suoi due ultimi anni di vita.

La fraternità allora ci aiuta a preservare la vita dell’uomo, come direbbe il Cardinal Ravasi, dall'inflazione, dalla volgarità, dal vaniloquio, dall'insulto, dalla calunnia, dalla perversione, dalla violenza. Esso è il vero antibiotico ai virus che insidiano l’uomo.



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