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Papa Francesco: la lingua uccide come un coltello

La nostra missione cristiana è lasciar emergere in ogni nostra azione che Dio è Padre

Credit Foto - Ansa - GIUSEPPE LAMI

Vivere da “figli di Dio”, lasciando emergere “in ogni atto” la “grande verità” che Dio è Padre e “ci si può fidare di Lui”. Questa l’esortazione del Papa all’udienza generale in Piazza San Pietro, commentando il Vangelo di Matteo e riflettendo sull’ottavo comandamento: “Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo”.



Vivere di comunicazioni non autentiche è grave perché impedisce le relazioni e, quindi impedisce l’amore. Dove c’è bugia non c’è amore, non può esserci amore. E quando parliamo di comunicazione fra le persone intendiamo non solo le parole, ma anche i gesti, gli atteggiamenti, perfino i silenzi e le assenze. Una persona parla con tutto quel che è e che fa. Tutti noi siamo in comunicazione, sempre. Tutti noi viviamo comunicando e siamo continuamente in bilico tra la verità e la menzogna.




Chiacchiere distruggono comunione

Non basta essere sinceri e dire la verità, spiega il Papa, perché si può essere “sinceramente in errore” oppure “precisi nel dettaglio ma non cogliere il senso dell’insieme”. O ancora: si può assolutizzare il proprio “punto di vista” o rivelare dei fatti “personali o riservati”.

Quante chiacchiere distruggono la comunione per inopportunità o mancanza di delicatezza! Anzi: le chiacchiere uccidono e questo lo disse l’apostolo Giacomo nella sua Lettera. Il chiacchierone, la chiacchierona sono gente che uccide: uccide gli altri, perché la lingua uccide come un coltello. State attenti. Un chiacchierone o una chiacchierona è un terrorista, perché con la sua lingua butta la bomba e se ne va, e questa cosa che dice, quella bomba che butta distrugge la fama altrui, e lui se ne va tranquillo. Non dimenticare: chiacchierare è uccidere.




Lo Spirito di verità

Scorrendo i Vangeli, Francesco ricorda che Gesù dice a Pilato di essere venuto nel mondo “per dare testimonianza alla verità”, “con la sua passione e la sua morte”.

Con quel suo modo di morire, Gesù manifesta il Padre, il suo amore misericordioso e fedele. La verità trova la sua piena realizzazione nella persona stessa di Gesù, nel suo modo di vivere e di morire, frutto della sua relazione con il Padre. Questa esistenza da figli di Dio, Egli, risorto, la dona anche a noi inviando lo Spirito Santo che è Spirito di verità, che attesta al nostro cuore che Dio è nostro Padre.




Verità è modo di esistere

In ogni atto, evidenzia il Pontefice, le persone “affermano o negano” tale verità, “dalle piccole situazioni quotidiane - ricorda - alle scelte più impegnative”.

Ma è la stessa logica, sempre: quella che i genitori e i nonni ci insegnano quando ci dicono di non dire bugie. La stessa logica. Domandiamoci: quale verità attestano le opere di noi cristiani, le nostre parole, le nostre scelte? Ognuno può domandarsi: io sono un testimone della verità, o sono più o meno un bugiardo travestito da vero? Ognuno si domandi. I cristiani non siamo uomini e donne eccezionali. Siamo, però, figli del Padre celeste, il quale è buono e non li delude, e mette nel loro cuore l’amore per i fratelli. Questa verità non si dice tanto con i discorsi, è un modo di esistere e si vede in ogni singolo atto. Quest’uomo è un uomo vero, quella donna è una donna vera: si vede. Ma perché, se non apre la bocca? No, ma si comporta come vero, come vera. Dice la verità, agisce con la verità. Un bel modo per vivere, noi.



La rivelazione meravigliosa di Dio

La verità è dunque la “rivelazione meravigliosa di Dio, del suo volto di Padre, è il suo amore sconfinato”.

Questa verità corrisponde alla ragione umana ma la supera infinitamente, perché è un dono sceso sulla terra e incarnato in Cristo crocifisso e risorto; essa è resa visibile da chi gli appartiene e mostra le sue stesse attitudini.



Da fiducia in Dio nasce verità

La “grande verità” è dunque la nostra fiducia in Dio.

È dalla nostra fiducia in Dio che è Padre e mi ama, ci ama, nasce la mia verità e l’essere veritiero e non bugiardo.



I saluti a fine udienza

Nei saluti finali nelle varie lingue il Pontefice ricorda tra gli altri i membri del Congresso francese dei Direttori dei Pellegrinaggi, accompagnati dall’arcivescovo di Rouen, mons. Lebrun, i direttori e i collaboratori di Missio Austria, i volontari del progetto Verona Minor Hierusalem. (Giada Aquilino – Vaticanews)




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