Papa Giovanni XXIII e la festa dell’Immacolata
di Antonio Tarallo
I Papi e l’Immacolata. Parte da lontano, molto lontano il loro rapporto. A rendere ancor più saldo tale “dialogo infinito” – definiamolo pure così – c’è una tradizione, un po’ tutta romana, ma non solo, che ogni otto dicembre si perpetua in una delle più famose piazze romane, Piazza di Spagna. L'8 dicembre del 1857, papa Pio IX, inaugurò e benedisse nella Capitale, il monumento dell'Immacolata, detto “di Piazza di Spagna”, seppure – per precisione – in Piazza Mignanelli. Monumento interamente pagato dal re di Napoli Ferdinando II. Tale tradizione, quella di rendere omaggio al famoso monumento – una colonna sormontata dalla statua della Madonna – si ripeterà, poi, con Papa Pio XII che, nel giorno dell'Immacolata Concezione, iniziò a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine. Da questo momento in poi, questo atto di omaggio diverrà una tradizione. Una tradizione che tutt’oggi perdura.
In questo speciale dedicato ai “Papi e l’Immacolata”, cercheremo di ripercorrere le parole che i pontefici hanno dedicato a questa importante festa. Cominciamo col successore di quel Pio XII, Papa Giovanni XXIII.
Lunedì, 7 dicembre 1959. Papa Giovanni XXIII fa visita alla Basilica francescana dei SS. Apostoli, a Roma, a chiusura della tradizionale novena dell’Immacolata. Le sue sono parole di amore, un amore “descrittivo” – sia passato il termine – per la sua personale devozione all’Immacolata Concezione. Lo fa, papa Roncalli, sottolineando i termini di purezza, legati alla figura della Vergine Maria. Nel suo discorso, breve, ma toccante riesce – in poche parole – ad andare al “cuore” della festa, con – appunto, come dicevamo – parole descrittive che offrono all’ascoltatore una immagine superba della Madre di Gesù. E anche a noi, oggi, immaginari ascoltatori, è facile prendere spunto dalle sue parole per riflettere sulla festa dell’Immacolata:
“Immacolata dice i fulgori dell'aurora. Preservata immune dalla contaminazione originale, Maria è riempita di grazia fin dal primo istante del suo concepimento. Già dal seno materno, l'anima di Maria è pervasa di luce divina: dopo la notte di lunghi secoli, trascorsi dalla colpa dei progenitori, si alza questa stella mattutina, limpida e pura, trasparente e inviolata, mentre il cielo trascolora nella promessa del giorno imminente. L'intimità con Dio, concessa ad Adamo nella creazione, e così presto perduta, ritorna in Maria nella sua perfezione originale; e già si annunzia agli uomini l'avvento del Sole di giustizia, di Colui che, comunicando la vita, ristabilisce per gli uomini di buona volontà l'amicizia e l'unione con Dio”.
L’anno successivo, ricordando proprio il precedente incontro nella Basilica francescana, si recherà a quella che nella Capitale è considerata il centro della devozione mariana per eccellenza, Santa Maria Maggiore, all’Esquilino. Era l’8 dicembre 1960. Anno importante per tutta la Chiesa, Tempi che anticipavamo altri Tempi, quelli del II Concilio Ecumenico. E Giovanni XXIII tiene a precisarlo, nella sua omelia, quasi come affidare i lavoratori preparatori alla grande e importante assise, a Maria. E’ lei, come madre, a vegliare sui figli-padri conciliari, affinchè quello che si chiamerà “nuovo vento della Chiesa”, possa essere un vento di Spirito Santo, proprio come al cenacolo di Maria. Ascoltiamo proprio quelle parole, così ricche di significato:
“Il Concilio Vaticano II non è ancora aperto ufficialmente: ma il lavoro preparatorio, come dicemmo, che comporta la elaborazione dell'immenso materiale già proposto allo studio delle dieci Commissioni, è in assetto di attività ed è già inizio di Concilio. Leggevamo ieri nel Breviario le parole di Isaia profeta: Ini consilium: coge conciliur. Esse sono già in esecuzione. E sopra questo lavoro posto sotto gli auspici di Maria Immacolata, oh ! come Ci sembra ben armoniosa e cara la voce di Pio IX, a cui quella del suo sesto successore umilmente, ma fervidamente fa coro: « Tu, mater pulchrae dilectionis, agnitionis et sanctae spei, Ecclesiae regina et propugnatrix. Tu Nos, consultationes, labores nostros in tuam maternam fidem tutelamque recipias: ac Tuis age apud Deum precibus, ut in uno semper spiritu maneamus et corde ». Tu, o Madre della bella dilezione, della conoscenza e della santa speranza, Regina e difenditrice della Chiesa. Ricevi nella tua materna fede e tutela Noi, le consultazioni e le fatiche Nostre, e Ci impetra, con le tue preghiere presso Dio, che siamo sempre di un solo spirito e di un solo cuore. Che preziose parole son queste! L'augusto vegliardo Pio IX, pronunciandole nel giorno della Immacolata del 1869 e aprendo con esse il Concilio Vaticano I, dava il tono al suo lontano successore: che benedicendo il Signore le raccoglie, le ripete già sin da ora, ed invita tutti i figli della Cattolica Chiesa a farle risonare in lode ed in supplicazione per il nuovo Concilio. Soprattutto non dimenticate ciò che viene chiesto al Signore per i meriti e per la intercessione di Maria Immacolata; cioè: materna tutela sulla persona del Papa e sulle sue consultazioni e fatiche nel Concilio e per il Concilio: e per quanti sono chiamati a parte delle sollecitudini di Lui, la grazia preziosissima della unità di spirito e di cuore: veramente anima una et cor unum”.
E’ bello, è tenero – si potrebbe dire – come il Papa, la figura del Papa, la sua Istituzione, si rivolga a Maria, come protezione. Abbiamo visto come papa Roncalli faccia riferimento a ciò, prendendo spunto proprio da chi ha istituito la festa dell’Immacolata, quel Pio IX che doveva affronterà il primo Concilio della Chiesa. Il parallelismo che Papa Giovanni XXIII intende fare, attraverso le parole di questo discorso, è assai interessante, sia per l’aspetto spirituale, sia per quello “storico”. Riusciamo a trovare, infatti, in questo “confronto” quella sorta di “linea rossa” che – da sempre –ha collegato la figura di Maria, vista come madre di tutti, e gli stessi pontefici. Il “sottile” collegamento con la Chiesa prima, quella degli Apostoli, e quella dei Pontefici che si sono susseguiti nell’arco della Storia della Chiesa.
Antonio Tarallo
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