San Bartolomeo dei Martiri, una vita per la dottrina
il vescovo domenicano vissuto nel XVI secolo
di Roberta Barbi
“I peccati commessi in segreto devono essere corretti in segreto”: così la pensava San Bartolomeo dei Martiri, al secolo Bartolomeu Fernandes, che aveva cambiato il suo nome in onore della Vergine Maria, venerata come Nostra Signora dei Martiri nella chiesa di Lisbona dove fu battezzato nel 1514. Finalmente il 5 luglio scorso, con l’approvazione dei voti favorevoli della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Francesco ne ha autorizzato la Canonizzazione equipollente che ne estende il culto alla Chiesa universale.
La vocazione alla predicazione e l’Ordine domenicano
È l’11 novembre 1528 quando Bartolomeo, entrato nell’Ordine dei Predicatori, veste per la prima volta l’abito domenicano. Dieci anni dopo conclude, poi, gli studi teologici e inizia l’attività di insegnamento in diversi conventi della capitale Lisbona e di Évora, per poi tornare a Lisbona dove diventa Priore presso il convento di Benfica.
Pastore del popolo a Braga
Nel 1559 c’è bisogno della bolla di Paolo IV “Gratiae divinae praemium” per fargli accettare, in obbedienza al suo superiore che lo aveva caldeggiato al Papa, la nomina ad arcivescovo della città portoghese di Braga in cui, a partire dal suo insediamento il 3 settembre di quell’anno, si occuperà in particolar modo della santificazione del clero attraverso l’istituzione di diverse scuole di Teologia morale, e dell’evangelizzazione del popolo.
Il Concilio di Trento
Tra il 1561 e il 1563, Bartolomeo prende parte attivamente al Concilio di Trento, durante il quale presenta almeno 268 petizioni, sintesi di interpellanze per la riforma della Chiesa. Quando tornerà in Portogallo, per attuare le disposizioni del Concilio, convocherà un Sinodo diocesano nel 1564, e un Sinodo provinciale nel 1566. Nel 1582, ormai anziano, ottiene di rinunciare all’ufficio di arcivescovo e si ritira nel convento domenicano della Santa Croce a Viana do Castelo, dove si dedica agli studi ecclesiastici fino alla morte, sopraggiunta nel 1590. Alla notizia, molti arrivano nei pressi del convento per acclamarlo e piangere la morte di un “arcivescovo santo, padre dei poveri e degli infermi”.
Le opere
San Bartolomeo ci ha lasciato il suo pensiero condensato in 32 opere letterarie, tra cui si ricordano soprattutto il “Catechismo o dottrina cristiana e pratiche spirituali”, arrivato nel 1962 alla 15.ma edizione, e lo “Stimulus Pastorum”, un’opera in cui si delinea la responsabilità dei vescovi nel ruolo di conservazione dei costumi e nel compito della salvezza delle anime, che ha avuto ben 22 edizioni ed è stato tra i testi consegnati per la riflessione ai Padri partecipanti sia al Concilio Vaticano I che al Concilio Vaticano II.
Un processo lungo più di tre secoli
Il processo canonico per Bartolomeo, viene istituito già nel 1643 con deposizioni raccolte nelle diocesi di Lisbona e Braga, e viene dichiarato venerabile da Gregorio XVI il 23 marzo 1845. Come miracolo per la sua Beatificazione viene riconosciuta la guarigione prodigiosa, avvenuta nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce del 1964, di una bambina portoghese affetta fa meningo-encefalite irreversibile. Così Bartolomeo viene proclamato Beato da Giovanni Paolo II in piazza San Pietro il 4 novembre 2001, giorno in cui la Chiesa fa memoria liturgica di San Carlo Borromeo, che Bartolomeo conobbe in vita e con il quale si trovò sempre d’accordo durante il Concilio di Trento. In seguito il vescovo di Braga chiede al Papa di procedere alla Canonizzazione equipollente, dispensando dalla dimostrazione di un ulteriore miracolo. La richiesta è stata, infine, accolta da Francesco il 20 gennaio 2016. VATICAN NEWS
Roberta Barbi
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