Sorrentino: "Nascere come originali, morire come fotocopie"
di Domenico Sorrentino
Nascere come originali, morire come fotocopie. Il giovane Carlo Acutis, ora venerabile, esprimeva con questo aforisma una visione della vita, che aveva insieme il realismo di ciò che abitualmente succede, e l’utopia affascinante dell’ideale.
Il realismo. Purtroppo succede a tutti quanti noi di cedere alle mode. I condizionamenti sociali tolgono spazio alla nostra originalità e alla nostra libertà. Il più delle volte senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
Le mode ci investono come ondate massificanti. Mode del vestire, mode del pensare, mode dei comportamenti. Talvolta la stessa originalità a qualunque costo, l’originalità strombazzata, finisce per essere un pedaggio pagato alla moda.
Occorre intendersi. L’originalità non è nella solitudine di comportamenti strani.
Portiamo dentro di noi un bisogno di relazione con gli altri, e non potremmo vivere senza relazioni.
Di qui la necessità di un certo grado di adattamento, se non vogliamo essere a-sociali.
Stare con gli altri, e starci con amore, inevitabilmente ci obbliga anche a condividere tante cose.
Ma una cosa è la condivisione. Altra è la massificazione.
Occorre saper essere originali anche nell’essere solidali.
Ma si può essere davvero originali? E che cosa serve per esserlo? Qual è l’ideale dell’originalità?
L’aforisma di Carlo ce ne dà il segreto: l’originalità sta già con noi, è nel nostro stesso essere. Nasciamo originali.
Ognuno di noi è stato voluto da un amore eterno, da Dio che non si ripete nella sua divina fantasia.
Ognuno di noi è stato chiamato per nome.
Ognuno di noi ha la sua personalità, il suo DNA, la sua vocazione.
Per essere originali non occorre dunque altro che essere se stessi fino in fondo. Scoprire quella “voce” che ci ha chiamati all’essere. Abbandonarci con fiducia a quella mano di Padre che ci ha plasmati. Il Salmista prega così: “mi hai tessuto nel grembo materno”.
La vera libertà, la vera originalità, si costruiscono nel rapporto con Dio.
“La verità vi farà liberi”, dice Gesù.
In definitiva, è il cammino di santità che ci rende veramente liberi da quei condizionamenti che ci spingono a vivere semplicemente come gli altri, imitando, copiando, spesso scimmiottando, solo per accaparrarci uno spazio di accoglienza e mendicare un effimero plauso.
Sii ciò che sei! Si potrebbe tradurre così l’ideale che Carlo veicola con il suo aforisma.
A guardarlo, con la sua splendida umanità ricca di talenti, ma anche con la sua capacità di andare contro-corrente, facendo della sua vita un dono, pare proprio che ci sia riuscito.
Ed è pertanto un modello per tanti giovani. La santità possibile. L’originalità gridata con la vita.
Domenico Sorrentino
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