Storie di sangue e beati. Martiri tra le ande del Perù: il nostro viaggio da Assisi a Pariacoto per scoprire fra Tomaszek e fra Zbigniew
Reportage del viaggio in Perù per cercare di rivivere la testimonianza dei due frati uccisi dal Sendero Luminoso
di Redazione online
Papa Francesco ha inviato in Perù il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, a presiedere la cerimonia solenne per la beatificazione di due francescani Michael Tomaszek e Zibigniew Strzalkowski e del sacerdote diocesano italiano Alessandro Dordi uccisi dai guerriglieri del Sendero Luminoso. Alla cerimonia che si svolgerà sabato 5 dicembre, con un altare eretto nello stadio della città di Chimbote, sarà presente anche il Presidente del Perù, Ollanta Humala e la Chiesa del paese andino al completo. In un momento in cui anche la Chiesa peruviana ha i suoi scandali, emergono con forza figure che motivano la Buona Novella.
STORIE DI SANGUE E BEATI TRA LE ANDE DEL PERÙ
Quella Chiesa che piace a Papa Francesco
Sono andato in Perù per cercare di rivivere la testimonianza di due frati: Michael Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski di 31 e 32 anni che sono stati rapiti, massacrati e uccisi dai terroristi del Sendero Luminoso a Pariacoto, villaggio nel nord del paese di circa 3000 persone, con l'accusa di "distrarre" la popolazione dalla rivoluzione in atto, di addormentare la coscienza del popolo con le celebrazioni religiose e la solidarietà.
Accanto al luogo del martirio un anziano - che per tutelarne l'incolumità chiameremo Diego - ci racconta cosa successe il 9 agosto 1991. Quel pomeriggio si sentirono colpi di arma da fuoco e urla dei guerriglieri del Sendero Luminoso che irrompevano nel convento. Fra Michael in quel momento stava fasciando le ferite di un bambino mentre Zbigniew si trovava nella cappella. Vennero portati via. Nell'auto furono processati sommariamente e giudicati colpevoli. Con loro venne rapita anche una suora che a metà strada fu letteralmente lanciata fuori. Il ponte dietro di loro venne bruciato per non permettere alla popolazione di raggiungere il luogo del massacro.
Gli atti ufficiali raccontano di una semplice esecuzione, ma le poche testimonianze raccontano che i due furono torturati. Diego dice che il sangue scorreva "come acqua". I corpi rinvenuti erano pieni di lividi, massacrati, con numerose ferite da taglio. Stando a quello che si dice nel paese, sembra che uno dei componenti del commando sia stato riconosciuto dalla voce e che addirittura il suo matrimonio fosse stato celebrato da uno dei frati del convento, Jarek, un confratello scampato al massacro perché in Polonia.
E lui a offrirci un'altra testimonianza. Racconta che dove furono trovati i corpi dei frati e con loro il corpo del Sindaco di Pariacoto, si è deciso ora di far sorgere il nuovo convento, proprio per celebrare Michael e Zbigniew che saranno beatificati come martiri della fede e della speranza. Jarek ci ha raccontato la forza del popolo che subito dopo la strage, nonostante le minacce dei terroristi ha continuato a partecipare alle celebrazioni e alle attività della Chiesa. Ed è stato proprio per questo motivo che ha continuato a operare a Pariacoto. Il coraggio della popolazione è stato contagioso anche per lui: "la morte per noi non è più l'ultima parola, ma fra Michael e fra Zbigniew vivono tra noi e sono testimoni di speranza per questo paese".Le poche parole che abbiamo di questi giovani frati sono date dalla corrispondenza con i genitori: "Le gente es muy buena" diceva Fra Michael alla famiglia. Mentre Fra Zibigniew scriveva: "la sguardo di queste persone è triste e nostalgico ma allo stesso tempo contemplativo. Bisogna sforzarsi per entrare nell'anima di queste persone. E gente sincera..."
Il nostro viaggio, dopo Pariacoto si è spostato al sud del Perù dove "scopriamo" uno dei più antichi villaggi dello Stato, che al momento della sua fondazione si chiamava san Francesco di Maras, in seguito trasformato semplicemente in Maras. Sugli stipiti delle porte sono ancora visibili le immagini dei primi francescani giunti lì nel lontano 1528.
Da Maras poi a Cuzco, un luogo particolarmente importante per i francescani. Qui è collocato il più grande convento del paese e uno dei suoi più importanti centri educativi.
Torniamo a Lima. La capitale del Perù è una città con circa 9 milioni di abitanti. Fra Paco, guardiano del convento, ci spiega che sono solo tre frati a dover far fronte al numeroso lavoro. Sono aiutati dai laici - come vuole Papa Francesco - per la gestione del lavoro parrocchiale e per il centro medico. Un impegno che portano avanti con serenità e dedizione. Una delle volontarie, Carmen, ci dice con parole forti quello che qui fanno i francescani: "en una mano el pan y en el otra las palabras, para ayudar el pueblo de Dios". (In una mano il pane e nell'altra la parole, per aiutare il popolo di Dio).
Oggi i francescani sparsi nel Perù, dall'Amazzonia alle Ande, dalle città alle periferie delle periferie, continuano a portare il pane e la parola sostenuti dalla testimonianza di papa Francesco e dal coraggio dei due martiri, MIchael Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, che avevano solo 31 e 32 anni quando furono uccisi.
Padre Enzo Fortunato
direttore Sala stampa Sacro convento di Assisi
(Reportage dicembre 2015)
Redazione online
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