LA QUARESIMA DI FRANCESCO
L’uomo Francesco, che nella solitudine della quaresima e nella preghiera incontra il Totalmente Altro ed è capace di scrivere di suo pugno le Lodi di Dio Altissimo
di FIlippo Sedda
di Filippo Sedda - Storico
E digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino alla Natività del Signore. La santa Quaresima, invece, che a partire dall’Epifania dura ininterrottamente per quaranta giorni e che il Signore consacrò con il suo santo digiuno, coloro che volontariamente la digiunano siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non vi siano obbligati. Ma l’altra, fino alla Risurrezione del Signore, la digiunino. (FF 84)
Francesco di Assisi nel capitolo III della Regola non bollata menziona tre occasioni durante l’anno in cui i frati possono vivere una quaresima, ossia 40 giorni di digiuno, sull’esempio di Cristo che per lo stesso tempo si consacrò al digiuno nel deserto, prima di iniziare la sua attività pubblica e la sua predicazione alle folle. Il Santo stesso era uomo avvezzo alle quaresime. Le fonti agiografiche testimoniano che in diverse circostanze dell’anno si ritirava in luoghi appartati per vivere in preghiera e digiuno.
Le occasioni di queste quaresime sono sempre legate a delle memorie liturgiche a cui Francesco era particolarmente devoto: quella dell’Avvento iniziava per la festa di Tutti i santi e terminava a Natale; un’altra si protraeva per 40 giorni a partire dal lunedì dopo l’Epifania (FF 1163); vi era poi la «quaresima maggiore», che ancora oggi celebriamo, dal Mercoledì delle Ceneri a Pasqua. Bonaventura ci testimonia che Francesco dedicava una quaresima anche ai santi Pietro e Paolo (29 giugno): dalla loro festa iniziava una tempo di eremo fino all’Assunzione (FF 1167), altro fulcro della devozione dell’Assisiate. Infine, vi è la quaresima di San Michele arcangelo (29 settembre), che iniziava dal 15 agosto, festa dell’Assunta (FF 785), e che è probabilmente la più famosa, perché durante questa quaresima Francesco ricevette le stimmate sul monte della Verna, nell’anno 1224.
L’esperienza della Verna imprime in Francesco un profondo mutamento, una conversione, toccato non solo nel corpo con i segni delle stimmate, ma soprattutto nel cuore e nello spirito dall’amore di Dio che lo stupisce e atterrisce nel contempo. L’uomo Francesco, che nella solitudine della quaresima e nella preghiera incontra il Totalmente Altro ed è capace di scrivere di suo pugno le Lodi di Dio Altissimo, dandogli del Tu, nella stessa «cartula» scrive la benedizione a frate Leone, che stava con lui sul monte per accudirlo e desiderava ardentemente un’attestazione di stima del suo amico Francesco. Leone è una benedizione, è uno da custodire, è uno da guardare in volto e di cui avere misericordia. Come oggi ci ricorda papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2017: «l’altro è un dono: la giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore».
Francesco non si limita a vivere un’esperienza di incontro con l’Altro in un Altrove lontano e distaccato, ma proprio da quell’incontro scaturisce la misericordia e l’attenzione per l’altro, per quel prossimo che ogni giorno ci cammina accanto e sta al nostro fianco; quel prossimo che il vangelo di Luca (16, 19-31) scelto dal papa ha chiamato Lazzaro, e a cui ciascuno di noi può dare il nome del suo vicino.
Il Signore ti benedica e ti custodisca. Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga il suo volto verso di te e ti dia pace. Il Signore benedica te, frate Leone. (FF 262)
(Filippo Sedda - Storico )
FIlippo Sedda
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