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NATALE, IL DIO CHE CI SORPRENDE

Ogni anno il 25 dicembre festeggiamo il Natale. Ma quale Natale festeggiamo? Non diamo per scontato il fatto di conoscere e vivere la verità del Natale, perché le cose che diamo per scontate non incidono nel nostro quotidiano e non ci consentono la gioi

di Domenico Paoletti
Credit Foto - Archivio Panini

Ogni anno il 25 dicembre festeggiamo il Natale. Ma quale Natale festeggiamo? Non diamo per scontato il fatto di conoscere e vivere la verità del Natale, perché le cose che diamo per scontate non incidono nel nostro quotidiano e non ci consentono la gioia profonda della sorpresa.

L’evento che celebriamo a Natale è la nascita di un bambino, “nato da donna” che però è il Signore della storia e del creato. Smarrire o attenuare l’evento storico della nascita di Dio tra gli uomini significa ridurre la fede cristiana a una filosofia, a una gnosi, a una ideologia. L’attuale comprensione della Rivelazione cristiana pone l’accento più sulla storia che sull’insegnamento e la dottrina. La storia di Gesù di Nazareth è la rivelazione definitiva del volto di Dio vivo e vero per il fatto che Gesù è il Figlio di Dio. Se fosse stato solo un uomo giusto, un profeta, un maestro, ci avrebbe insegnato come l’uomo deve stare davanti a Dio, cose che già altri uomini hanno insegnato e continuano ad insegnare. Invece essendo Gesù il Figlio di Dio, la sua incarnazione, la sua storia, la sua passione, morte e risurrezione ci hanno rivelato come Dio si pone davanti all’uomo, chi è Dio e dove lo possiamo incontrare.

Il Natale è allora il luogo della storia della sorpresa più sorprendente: “il Verbo si è fatto carne”. Di fronte a questo evento il cristiano Francesco d’Assisi non cessa mai di sorprendersi e di commuoversi. Senza la radicale affermazione dell’identità di Gesù con Dio, il cristianesimo non è più cristianesimo, ma è un’altra cosa: di conseguenza il fascino e la singolarità dello stesso Francesco d’Assisi risultano incomprensibili.

La novità del Natale non sta in quello che facciamo noi, con i preparativi della festa, con lo scambio dei doni, con i vari divertimenti ed offerte varie in “saldo” di fine stagione; la novità del Natale è la rivelazione di un volto inedito di Dio che ci è donata nella persona di Gesù.

Non riconoscere l’identità vera della persona di Gesù, nato da Maria vergine, significa non conoscere la novità cristiana, e quindi non gioire pienamente del Natale. Di fronte a una concezione religiosa di un Dio lontano, distante dagli uomini, “nei cieli”, a Natale qui a Betlemme abbiamo l’annuncio di un’essenziale e sconvolgente vicinanza.

Natale è la Rivelazione di un Dio veramente ‘capovolto’. Il mistero dell’incarnazione ci dice che non è più l’uomo che si innalza verso Dio, ma è Dio che si abbassa verso l’uomo fino a farsi uno con l’uomo, offrendo così la vera immagine di Dio. L’incarnazione/il Natale è l’inizio della storia di Gesù che culmina nella croce/risurrezione dove si rivela in pienezza il vero volto di Dio. Non si può isolare il Natale dalla Pasqua e dall’attesa del Signore che è venuto, viene e verrà.

Senza l’incarnazione il cristianesimo perde la sua unicità e la rivelazione cristiana perde la sua definitività ed universalità; e il Natale torna ad essere una festa pagana, com’era prima del cristianesimo la festa del dio Sole, celebrata subito dopo il solstizio d’inverno come giorno natalizio (natalis) del sole invincibile. Da cristiani, non offriamo la nostra complicità (magari inconsapevole) alla ri-paganizzazione di quella che Francesco amava tanto e considerava la festa delle feste. 


Domenico Paoletti

Commenti dei lettori

26-12-2016 13:33:01
Giovanni Teresi
Prima notte di Natale Quella notte fredda,/tersa in un manto di stelle,/silenziosa dormiva/tra tegole e camini/tra rami insecchiti;/sulla neve adagiava/i rivoli del vento,/della terra i gelidi profumi./La stella d’oriente/ celere trascinava/i sogni e le nuove/sui tetti, sui monti/sulle dune deserte./Dei pallidi volti/ incantati aprirono/gli occhi al mistero:/un dolce vagito/lontano s’udì…/Nell’umida paglia,/nella povertà,/giaceva Gesù;/la sua dimora, il suo regno/era l’umile capanna,/il suo sorriso sciolse/ la neve accanto./L’amore di Mamma/si dipinse nell’eterno/fluire della vita,/nell’universo cullato/ dal tenue bagliore dei lumi./La cometa si fermò/nell’alto del cielo,/cosparse una pioggia d’argento,/aprì il cammino/ in quella notte non più fredda/e non più cieca. Giovanni Teresi

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