Nel Perdono di Assisi la vera e perfetta letizia - di padre Gambetti
Nel Perdono di Assisi c’è una proposta di amore incondizionato e illimitato che si pone sulle tracce di ogni uomo, anche il “peggiore”.
di Mauro Gambetti
Francesco d’Assisi, dopo gli anni travagliati della giovinezza, si accorse che la vita gli era stata risparmiata senza alcun merito. Non gli avevano dato la felicità i successi, non era servito a nulla cercare il riscatto dal fallimento… non si poteva giustificare una esistenza vuota di senso: solo per misericordia era “vivo”, sentiva ancora in se stesso il desiderio della vita piena. La sua fu l’esperienza del perdono che ci precede e ci permette di essere ancora vivi. E il Poverello di Assisi si aggrappò all’esperienza della misericordia divina, lasciandosene compenetrare fino al rovesciamento del pensiero e dello sguardo sulla realtà.
Così, passò dall’attaccamento a se stesso e alla propria immagine, ad una profonda gratitudine e alla vera libertà, ipotecata nell’esercizio costante di gesti di misericordia e nel perdono accordato preventivamente ai fratelli, amici o nemici che fossero. Poi, l’accesso alla ricompensa che spetta all’uomo buono: lavera e perfetta letizia! Questa scoperta ne accese il desiderio: “voglio mandarvi tutti in Paradiso!” – esclamò Francesco.
Nasce così il Perdono di Assisi, come una freccia ardente scagliata verso il cuore dell’uomo. D’altronde, si sa, per gustare la misericordia di Dio che tutto abbraccia è indispensabile uno spiraglio nell’animo umano, l’ammissione del limite e del bisogno di perdono. Ad Assisi, come in tutta la Chiesa in questo Anno della Misericordia, il peccatore ha a disposizione l’indulgenza plenaria che fiorisce nel grembo di Maria, la Vergine fatta Chiesa. Come a dire, con la tenerezza di una madre: “vorresti essere perdonato fino in fondo, per favore?” Ma c’è di più.
Come attesta la Lettera a un Ministro di Frate Francesco, nel Perdono di Assisi c’è una proposta di amore incondizionato e illimitato che si pone sulle tracce di ogni uomo, anche il “peggiore”, illuminandone gli errori per sottrarlo all’ombra di morte. E risuonano ancora queste parole: “se almeno ti dispiacesse non essere in grado di comprendere gli sbagli, potresti entrare nella luce”. Così, dopo 800 anni, come una città posta sul monte, risplende ancora chiaro il fulgore del Perdono di Assisi che chiama a conversione ed invita a saziarsi delle gioie celesti!
Abbiamo pensato, inoltre, di proporre a tutti coloro che hanno lo sguardo rivolto ad Assisi uno speciale sul nostro sito sanfrancesco.org e sulla nostra rivista San Francesco che mostri la vivacità della Chiesa attraverso le esperienze dei maestri della fede sul Perdono e la Misericordia.
Mauro Gambetti
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