NOTIZIE > francescanesimo

San Francesco in Dante e Giotto, il 'doppio ritratto' di Massimo Cacciari

di Redazione online
Credit Foto - Archivio Fotografico Sacro Convento - Panini

“Doppio ritratto” di Massimo Cacciari, è un’opera che non deve trarci in inganno. All’apparenza semplice e leggera nell’affrontare la vita di Francesco attraverso lo sguardo di due delle figure più importanti della nostra storia, ma nella sua struttura si svela come un lavoro profondamente critico, con dei complessi rimandi culturali ed un linguaggio che si muove, alternandosi, tra il piano filosofico, logico e teo-logico. Dalla poetica di Dante alla pittura di Giotto, il filosofo Cacciari (docente di estetica all’università San Raffaele di Milano) presenta la figura di San Francesco, il suo aspetto umano e storico, la sua rivoluzione ideologica incentrata il quella figura Christi che sarà sempre il punto cardinale della vita e delle opere del Santo. Figura essenziale nel promuovere quel valore altissimo che è la Povertà (paupertas), non più come semplice spoliazione di tutti i beni terreni e superflui, ma come simbolo della nudità del Cristo e come complemento della laetitia.


Scrive Cacciari: “Non si odiano i beni terreni per la loro vanità, per la loro fugacità e inconsistenza. Questo sarebbe ancora l’atteggiamento del sapiente. Né si rinuncia loro per la pace della contemplazione. Farsi poveri significa liberarsi per poter perfettamente amare. Essere solo nella relazione all’altro, nell’esodo all’altro, da nulla trattenuti in sé. Povertà diviene,allora, la ricchezza di esperienza, curiositas anche […] la condizione indispensabile per poter accogliere in noi ogni volto, ogni incontro, ogni ente sub specie aeternitas”.



Laetitia
consiste nel godere di Dio (frui Deo) e dell’Opera da lui creata e rendersi “minori” fra gli uomini è l’unica strada che conduce alla vera ricchezza. Colui che segue con devozione le parole di Francesco deve avere la forza di essere felice anche nelle situazioni più difficili.  “Questo è l’imperativo più arduo da seguire – ci avverte l’autore – ma Francesco non ha dubbi: il minore deve essere lieto. Se il suo volto non esprime perfetta hilaritas, egli non è veramente povero: «omne frates…debent gaudere» e proprio quando si mescolano a «infirmo set leprosos»”.



Per Cacciari, la visione dantesca manca proprio di questo aspetto, di questa letizia e umiltà. Dante mette in risalto la forza, la tenacia con cui Francesco si è posto contro il Papa, al contrario di Giotto che ne traccia invece, nei suoi dipinti della Basilica, i contorni di quel Modello universale che Francesco rappresenta per Assisi, per la Chiesa e per il mondo intero.



Massimo Cacciari ha così, brillantemente, indicato la profonda spaccatura e divergenza che intercorre tra Dante e Giotto, tra i due “fabbri del parlar nostro”.
(M. Cacciari Doppio Ritratto, Adelphi, 2012, pp. 88)

Marco Martellini


Redazione online

Commenti dei lettori



NON CI SONO COMMENTI PER QUESTO ARTICOLO

Lascia tu il primo commento

Lascia il tuo commento

Nome (richiesto):
Email (richiesta, non verrà mostrata ai visitatori):
Il tuo commento(Max. 300 caratteri):
ACCONSENTO NON ACCONSENTO
al trattamento dei miei Dati personali per le finalità riportate nell'informativa, al fine esclusivo di contattare l'utente per sole ragioni di servizio, legate all'evasione delle sue richieste (pubblicazione commenti)
Organo ufficiale di Stampa della Basilica di San Francesco d'Assisi
Custodia Generale Sacro Convento
© 2014 - tutti i diritti riservati
Contatti | Credits