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Sapete dov'è l'eremo in cui San Francesco dettò il suo Testamentum poco prima di morire?

PRIMA DELL'ARRIVO DEL SANTO DI ASSISI C'ERANO SOLO INSEDIAMENTI PER PASTORI E CONTADINI. POI FRATE ELIA RISTRUTTURO' LA ZONA...

Credit Foto - Redazione online

Nel 1211 Francesco insieme a frate Elia, il Beato Guido e il Beato Vito dei Viti costruirono le prime nove celle. Il nome del luogo è probabilmente anteriore all’arrivo di Francesco e dovuto alla presenza di piccoli insediamenti nella montagna nei quali pastori e contadini avevano costruito abitazioni e mulini in grado di sfruttare l’energia prodotta dal corso del torrente.


L’intera struttura è stata edificata a cavallo di una stretta valle e le abitazioni dei frati sono disposte a gradoni lungo i due versanti, così come i locali conventuali e la chiesetta esterna al complesso. Le fonti narrano che proprio in questo luogo Francesco dettò il suo testamento poco prima di morire, nel maggio del 1226; in seguito nel luogo avvenne una profonda ristrutturazione a cura di una delle figure più vicine al Santo: frate Elia. Quest’ultimo, ritiratosi a Cortona nel 1239, assicurò la proprietà dell’edificio alla comunità francescana e diede all’eremo l’aspetto voluto da Francesco: spezzò le pietre delle grotte per ricavarne un oratorio, eresse delle mura che andarono a dividere lo spazio interno per ricavarne otto camere contenenti un letto, un asse a muro come tavolino ed una sedia. 


La morte di frate Elia avvenne nel 1253 e l’eremo venne abitato da una comunità di “Spirituali” fino al 1363, vennero poi cacciati dal Vescovo di Arezzo a seguito della scomunica da parte di papa Giovanni XXII.


Dopo un lungo periodo di abbandono (quasi due secoli), nel 1537 l’eremo viene ceduto ai Cappuccini i quali ampliarono il convento ed edificarono la nuova chiesa in sostituzione di quella dedicata a San Michele Arcangelo. La chiesa, dedicata a Sant’Antonio da Padova, è a navata unica ed è completamente spoglia, a voler mostrare la povertà e la semplicità predicate dall’ordine dei cappuccini; unica eccezione è la pala realizzata da Giovanni Marracci nel 1694 e restaurata nel 1993. A sinistra quando entriamo possiamo notare una nicchia con la statua di Sant’Antonio e a destra, dopo una cappellina, la statua di San Francesco. Sopra l’oratorio troviamo una cappella e l’affresco della Trinità sulla parete. Oggi l’eremo è abitato da 7 frati ed è adibito al noviziato per chi vuole seguire le orme di san Francesco.


di Marco Martellini




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