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Assisi: I Frammenti di Giotto e Cimabue Guarda le Foto

di ORAZIO LA ROCCA



Vanno salvati gli ultimi dieci affreschi di Giotto e Cimabue ridotti in frantumi dal terremoto che nel 1997 colpì l Basilica Superiore di San Francesco d'Assisi. Opere sbriciolate in oltre 80 mila pezzi dal sisma e che, lamentano i frati del convento dove da ottocento anni è sepolto il Poverello, non vengono restaurati per mancanza di fondi. Un vero e proprio grido d'allarme, quello dei frati, rivolto a istituzioni pubbliche e private affinché finanzino i restauri e, soprattutto, per sensibilizzare gli enti di ricerca a progettare un programma informatico con cui "leggere, codificare e ricomporre" su un monitor quel che resta delle figure frantumate


Le opere da riportare in vita sono un San Matteo realizzato da Cimabue sulla volta dell'altare maggiore, un San Girolamo e altre otto figure di santi (Francesco, Chiara, Benedetto, Domenico, Rufino, Victoriano, Antonio, Pietro Abate) dipinti da Giotto nella volta all'ingresso della Basilica. Tutti affreschi di enorme pregio, spezzettati in migliaia di minuscoli frammenti variopinti, gelosamente custoditi da quattordici anni in due stanze blindate nel laboratorio di restauro diretto dal maestro Sergio Fusetti, 59 anni, nativo di Galatina (Lecce), restauratore capo della basilica francescana. Capolavori che nessuno ha più potuto ammirare perché ridotti a una sorta di indecifrabile grande puzzle tenuto sotto chiave in decine di cassette sigillate e codificate. Frammenti rigorosamente suddivisi per colori, forme e stili, e che sono ancora in attesa di essere ricomposti "per completare il recupero di tutte le immagini della basilica", auspica padre Giuseppe Piemontese, custode del sacro convento, nel suo appello lanciato attraverso il mensile del convento, "San Francesco patrono d'Italia".


"Un appello non più procrastinabile, se veramente vogliamo recuperare quasi tutti gli affreschi della basilica", aggiunge Fusetti. Il quale, nel ricordare il terremoto, tradisce un filo di emozione. Quella mattina del '97, Fusetti fu gravemente ferito dalla frana della volta della basilica mentre eseguiva un sopralluogo sull'altare maggiore. Sotto le macerie trovarono la morte due frati e due tecnici della Sovrintendenza. "Mi considero un miracolato e, anche per questo, sento un po' come casa mia la basilica e tutto quanto vi si può ammirare, a partire da Giotto e Cimabue". Furono circa 300 mila - ricorda ancora il tecnico - i frammenti degli affreschi recuperati dopo il sisma. "Finora ne sono stati restaurati 220 mila. Grazie all'opera di 500 restauratori volontari, spinti dalla passione e dalla competenza del commissario dei restauri, Antonio Paolucci, il risanamento della basilica iniziò col piede giusto e ben presto produsse ottimi risultati". Un'impresa, precisa Fusetti, "che si deve anche ai tecnici dell'Istituto centrale di Restauro, alla Sovrintendenza dell'Umbria, ai professionisti dei Beni culturali della Tuscia diretti dalla professoressa Maria Andaloro, ma anche alla determinazione dell'allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni". Ma ora occorre intervenire pure per gli affreschi di Giotto e Cimabue ancora sotto chiave. "C'è bisogno" conclude Fusetti "di un programma informatico in grado di poter "leggere" sia i piccoli frammenti già catalogati, sia le immagini degli affreschi precedentemente fotografati, per poter ricomporre le intere figure non manualmente. Un progetto del genere è stato già allestito dall'università di Bari, ma funziona no con pezzi non minuscoli. Per la nostra basilica serve un programma più sofisticato. Ma senza fondi non andremo da nessuna parte".


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