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LA SENSAZIONALE SCOPERTA DI CHIARA FRUGONI

di Redazione online



Il ciclo degli affreschi che si trova nella Basilica Superiore di San Francesco d'Assisi, commissionato dall'Ordine francescano, illustra la narrazione di san Bonaventura della Vita Francisci, nota come la Legenda Maior (Leggenda Maggiore). Quando si parla di leggenda si pensa a qualcosa del passato o surreale; invece, il significato letterale del verbo è "leggere", implicando, nella forma gerundiale, una necessità, quasi un obbligo: 'qualcosa che si deve assolutamente leggere'.


Sono 28 gli affreschi che riprendono il testo di Bonaventura e sotto dei quali (27 su 28) sono ancora leggibili delle parafrasi dei relativi passi. Come dice il mio caro amico Antonio Paolucci il ciclo pittorico della Basilica Superiore è il primo film a colori su San Francesco, definito Biblia pauperum perchè per i molti pellegrini non vi era la possibilità di avere tra le mani il testo Sacro, quindi con gli affreschi hanno la possibilità di leggervi la storia biblica e la storia del Santo.


Il ventesimo episodio del ciclo rappresenta la morte di san Francesco e rimanda al capitolo XIV, 6 della Legenda Maior: "Come nell'ora del transito del beato Francesco un frate vide l'anima di lui ascendere al cielo sotto forma di stella fulgidissima".


I francescani accolsero lo stile giottesco dell'affresco, a differenza di quello bizantino, più sobrio. Esso abbracciando l'irruzione della realtà e della vita quotidiana non solo segna la storia dell'arte, ma ci permette di comprendere come il tempo sia il luogo della salvezza. Negli affreschi custoditi nel Sacro Convento di Assisi non raramente è possibile imbatterci in oggetti d'uso comune: piatti, posate, brocche e animali; questo ad indicare che se non ci confrontiamo con la vita quotidiana non riusciamo a portarvi la buona novella.


L'affresco in questione rappresenta la salma di San Francesco alla Porziuncola, un frate inginocchiato in basso a sinistra, guardando al di sopra del corpo di Francesco, ne vede l'anima beata, in forma di stella fulgentissima, sollevarsi su una candida nuvoletta e penetrare diritta in cielo (come recita il testo di Bonaventura). Al centro del primo piano in basso, poi, Giotto pone la mano piagata del santo, tenuta da un frate; più a sinistra, invece, si vede la ferita nel costato.


La scoperta di questo ritratto di demone nella nuvola dell'affresco giottesco è visto con grande attenzione da parte della comunità francescana conventuale e ci dice come il sentire popolare venga raccolto e raccontato; infatti, nel medio evo si pensava che nelle nuvole ci fossero gli angeli e i demoni per portare le anime dei giusti nella gloria di Dio e le anime dei dannati nelle viscere dell'inferno. Un altro esempio di come i riti apotropaici, gesti del linguaggio popolare, fossero proposti nell'arte lo troviamo in una vetrata istoriata custodita nel Salone Papale del Sacro Convento dove si trova una rarissima madonnina che fa il gesto delle corna ad indicare l'allontanamento del male, del demonio.


L'apertura e il dialogo che i frati di Assisi manifestano sulle grandi questioni che interessano la vita dell'uomo e della società contemporanea li ritroviamo anche nel dibattito culturale e scientifico attorno ai tesori artistici custoditi ad Assisi. Un dibattito che ci permette di porre delle domande che speriamo conducano alla Risposta del senso del significato della vita che è custodito nella storia di uno dei santi più amati dall'umanità.


Questa scoperta può farci comprendere a livello catechetico l'importanza di oggettivare il male per non accoglierlo nella propria vita. Il bene e il male, gli angeli e i demoni sono presenti nella vita di ogni uomo e richiedono sempre un attento discernimento.

padre Enzo Fortunato


Redazione online

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