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UNA COMUNIONE CHE ROMPE OGNI SOLITUDINE

di Enzo Fortunato



Reverendissimo p. Fortunato,
scrivo questa lettera con tanta fi ducia e con particolare timore sperando che arrivi tra le sue mani e augurandomi di poter meritare la sua personale attenzione. Sono un ex prete, ora sposato con dispensa e padre di una ragazzina di 14 anni che ho voluto chiamare Francesca. Da più di 2 anni sto lottando contro un tumore per il quale mi hanno operato. La chemioterapia è stata lunga e pesante ed ora vivo col pensiero di controlli mensili e cure particolari. Ma tutto questo cerco di viverlo con fede, affi - dandomi al Signore e alla Vergine Maria... Spesso devo stare a letto per frequenti febbri, ma offro anche questa sofferenza con semplice serenità. Per vivere ho solo una pensione di 270 .. al mese e ne pago 400 di affi tto. Non posso scriverle per chiederle un aiuto economico perché voi siete già impegnati in tante grandi opere di carità, ma vorrei chiederle di regalarmi l'abbonamento alla vostra Rivista. Per me è motivo di serena comunione che rompe la mia solitudine e mi fa sentire vicino a tante cose belle per le quali prego sempre. Se può rispondermi mi farà sentire meno solo e se può regalarmi l'abbonamento richiesto mi sentirò ancora più vicino alle vostre testimonianze. Mi scusi se l'ho disturbata e mi ricordi al Signore nella preghiera. Grazie per l'attenzione.
Luigi M. (PG)


Carissimo Luigi, la vita di ognuno di noi è fatta di decisioni e ri-decisioni. Sono convinto che la vita è una grande maestra e ogni volta che ci parla, come uomini saggi, siamo chiamati ad ascoltarla, sia nei momenti di gioia che nei momenti di dolore. È attraverso la storia che Gesù si comunica a noi. Mi vengono in mente, alla vigilia di questo Natale, le parole di Francesco nella sua prima ammonizione: “Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero”. (FF 144) Sono sicuro che questa quotidianità sottolineata da Francesco diventa occasione preziosa per affrontare i sentieri tortuosi o spianati dell'esistenza umana. Volentieri ti invio la nostra Rivista, certo di quella serena comunione che, come dici tu, rompe ogni solitudine. Ti presento sull'altare di Francesco affi nché ti assista nel tuo cammino.
Un caro saluto di pace e bene


Enzo Fortunato

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