Avvenire - Povertà e misericordia: parole chiave per Assisi
Visiterà i giovani disabili e ammalati, pranzerà con i poveri assistiti dalla Caritas, pregherà alla Porziuncola, cuore pulsante di spiritualità. Papa Bergoglio si incamminerà, pellegrino, sulle orme di san Francesco, in occasione della festa del patrono d'Italia, il 4 ottobre. Una visita densa di significati, quella nella città del Poverello - insieme con gli otto cardinali scelti per studiare la revisione della Curia romana - e che esaudisce il desiderio espresso dall'invito del vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino. Sono già diversi i predecessori di Francesco che hanno compiuto una visita nella terra del Poverello, da Pio IX a Giovanni XXIII, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI», che vi si recò nel 2011 in occasione dei 25 anni della Giornata mondiale di preghiera per la pace, evidenzia padre Pietro Messa, francescano dell'Ordine dei Frati minori e preside della Scuola superiore di Studi medievali e francescani della Pontificia Università Antonianum. «Per comprendere la peculiarità della visita occorre interrogarsi su quale immagine di francescanesimo lui abbia». E se dell'assisiate, prosegue padre Messa, «sono proposte molteplici letture, a volte divergenti, vi è un intervento del 29 giugno 2011 in cui l'allora cardinale Jorge Bergoglio, in quanto arcivescovo di Buenos Aires, presenta una vera e propria sintesi della sua concezione del francescanesimo illustrando la figura di San Bonaventura». Il quale nella «povertà» e nella «grande umiltà trovò lo strumento per interpretare l'eredità essenziale e profonda di Francesco» e, raccontava Bergoglio, «anche quando il Papa gli concesse il titolo di cardinale, continuava lo stesso ad andare in cucina a lavare i piatti. Non è diventato vanitoso, è stato se stesso sempre, lo stesso frate umile di sempre». Umiltà, dunque, è una delle parole chiave di questa visita, assieme a «pace, fraternità, accoglienza», sottolinea padre Domenico Paoletti, francescano conventuale, preside della Pontificia Facoltà San Bonaventura, che interpreta il ritorno ai luoghi storici di Francesco come «un forte segno di tenerezza e misericordia. Al Vescovado Francesco si spogliò dei suoi beni, mentre la Chiesa deve ancora spogliarsi di mediocrità e mondanità per abbracciare la logica della fraternità universale». Le tappe del Papa ad Assisi «evocano la cultura dei legami e ripropongono l'incontro con i poveri», sottolinea padre Paoletti annunciando la collaborazione tra l'istituto romano Seraphicum e la comunità dei frati che vivono al Sacro convento di Assisi: «Stabiliremo un circuito di scambio fecondo tra comunità accademica e pastorale mediante appuntamenti pensati per approfondire la cultura dell'incontro». Il «contatto con la gente, di ogni popolo e nazione» è il fulcro della visita di Papa Francesco ,secondo padre Stefano Tamburo, frate minore e parroco a San Francesco d'Assisi a Ripa Grande a Trastevere: «Il Poverello venne a Roma, una città che non conosceva, perché qui si trovava un lebbrosario, per lui un luogo familiare che gli consentiva di relazionarsi con i poveri e i bisognosi». Il Santo Padre, allo stesso modo, «cerca di respirare l'aria che ha consentito a san Francesco di essere testimone del suo tempo» e lancia, con la sua visita, «la proposta a vivere una dimensione cristiana sulle sue orme, sempre alla sequela di Cristo e a disposizione della gente. Francesco, d'altra parte, non solo andava in giro per le strade, ma voleva incontrare le persone, i loro problemi, aiutarli a recuperare stabilità, sorriso e voglia di vivere». Un'impresa, questa, in cui la parrocchia di Trastevere si cimenta da due anni con il progetto Ripa, Rinascere Insieme Per Amore: «Accogliamo giovani nel disagio cercando di restituire loro la voglia di vivere attraverso una relazione semplice e fraterna, in perfetto stile francescano».
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