AL CENTRO DELL'ECOLOGIA DI PAPA FRANCESCO, IL CUORE
La “Laudato si’” non è l’unica “fonte” per comprendere il pensiero ecologico di Papa Francesco
di Antonio Tarallo
Era già nel nome. Francesco. Bastava già quel nome per comprendere che non sarebbe stato un pontificato certamente usuale. Bastava quello per comprendere, fin da subito, che l’attenzione della Chiesa avrebbe avuto due punti fondamentali: le persone lontane dalla società, le persone poste ai margini, e l’Ambiente, la Natura. L’ ecologia, questo il termine più comune, lo usiamo per classificare la specifica attenzione a tutto ciò che riguarda l’Ambiente. E di ecologia, Papa Francesco, se ne intende. Sarà stato proprio… quel nome ad aver “scaturito” questa “predisposizione” a tale argomento? A parte le battute, chiudiamo questo approfondimento che ha visto protagonisti – nei precedenti articoli – diversi pontefici e la cosiddetta “cura del Creato”, proprio con Papa Francesco. Ormai, diverse volte, abbiamo visto citata la famosa Enciclica “Laudato si’”. L’abbiamo vista citata in svariate trasmissioni televisive, nel web, su fogli e fogli di carta stampata. Come si suol dire, “ha tenuto banco”. E, sicuramente, saranno ancora tante le volte che la vedremo protagonista appena il tema Ambiente verrà posto in primo piano.
Ma la “Laudato si’” – bisogna dirlo – non è l’unica “fonte” per comprendere il pensiero ecologico di Papa Francesco. Cerchiamo, allora, di ascoltare le parole che il pontefice, in diverse occasioni, ha avuto modo di pronunciare su questo argomento che – visto il panorama mondiale – sta veramente divenendo sempre più urgente ai nostri occhi.
Bisogna partire da un dato di fatto ben evidente: “Non possiamo arrenderci o essere indifferenti alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocate dai nostri comportamenti irresponsabili ed egoistici”. Così Papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, il 1 settembre 2016. Il problema, alla fine, se volessimo ridurlo “all’osso” è composto di una sola parola, un solo termine. Dilagante, in questa epoca post-moderna: egoismo. Questa, la radice del male. Male ambientale e non solo, questo lo sappiamo.
Ed è proprio per questo che c’è bisogno – secondo Papa Francesco” di un “esame di coscienza”, di “pentimento”, e di “confessione al Padre ricco di misericordia”. Questa rivoluzione, chiamiamola così, potrebbe, allora, condurre “a un fermo proposito di cambiare vita. E questo deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via…”. Le “ricette” sono semplici, non sono così troppo difficili. E se possono sembrare tali, lo sono solo per una visione distorta dell’esistenza umana. Parliamo di esistenza umana in quanto – e qui la citazione dell’Enciclica è doverosa – “occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti” (n. 229). Ma in un Mondo dove sempre meno cerchiamo il senso di “responsabilità” (lo vediamo in diversi campi del vivere), questo non è facile. E Papa Francesco, conosce profondamente questa problematica. E, non a caso, cerca di accentuare proprio questo deficit in ogni campo della Società.
"Gli effetti del cambiamento climatico non sono distribuiti in modo uniforme. Sono i poveri a soffrire maggiormente delle devastazioni del riscaldamento globale, con le crescenti perturbazioni in campo agricolo, l'insicurezza della disponibilità d'acqua e l'esposizione a gravi eventi meteorologici". Questo, il pensiero di Papa Francesco, nel discorso ai dirigenti delle principali imprese del settore petrolifero, del gas naturale e di altre attività imprenditoriali collegate all'energia, nel giugno scorso. “Vi invito – ha detto il Papa ai leader del settore energetico – ad essere un gruppo di leaders che immagina la transizione energetica globale in un mondo che tenga conto di tutti i poli della Terra, come delle future generazioni, e di tutte le specie e gli ecosistemi”.
L’occasione era stata la “Conferenza Internazionale "Saving our Common Home and the Future of Life on Earth", nel terzo anniversario dell'Enciclica "Laudato si'", chiamando in causa i trattati internazionali sui cambiamenti climatici. Su questi infatti, aveva affermato il Papa, "le istituzioni finanziarie hanno un importante ruolo da giocare, come parte sia del problema sia della sua soluzione", ed è quindi "necessario uno spostamento del paradigma finanziario al fine di promuovere lo sviluppo umano integrale". E, ancora: "Le Organizzazioni internazionali, come ad esempio il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, possono favorire riforme efficaci per uno sviluppo più inclusivo e sostenibile".
C’è una sola speranza – ricordava Papa Francesco – ed è quella già enunciata da Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate: "La finanza ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza e allo sviluppo". Ma c’è un punto che è alla radice di tutto:"tutte queste azioni presuppongono una trasformazione a un livello più profondo, cioè un cambiamento dei cuori, delle coscienze".
Ancora una volta, l’accento è posto sulle coscienze di ognuno, sulla vita di ogni giorno, e tutto questo risiede in quell’organo più volte dimenticato dalla società contemporanea: il cuore. Senza questo, non si va avanti. Senza questo, non si può migliorare né trovare sbocchi di risoluzione al problema ambientale…e non solo.
Antonio Tarallo
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