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Chi erano i Magi? La loro identità tra storia e mito

Viaggio in Oriente, sulle orme dei ‘re dell’Epifania’

Epifania, dal greco antico, ἐπιφαίνω, epifàino ("mi rendo manifesto"). Mostrare, dunque. Mostrarsi. Ed è proprio così per la festa cristiana che vede protagonisti - oltre, ovviamente, la Sacra Famiglia - i Re Magi, questi strani “personaggi”, venuti dall’Oriente. Ma cominciamo col fare un po’ di chiarezza. Prima di tutto, poniamo al centro - sempre - la Sacra Scrittura. Questa, si limita a parlare di “alcuni” Magi, senza precisarne il numero. Gli unici “numeri” citati sono quelli in riferimento ai doni per il Bambino Gesù: oro, incenso e mirra. Leggiamo cosa ci dice il Vangelo di Matteo, l’unico testo sacro che annovera l’episodio dei Re Magi: “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo»”. E’ il capitolo due, nei versetti 1 e 2.

Quello che ci stupisce è che non c’è alcun riferimento ai nomi che tutti conosciamo: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Per risalire ai nomi dei Re Magi, bisogna infatti ricorrere a uno dei vangeli apocrifi, quello dell’Infanzia Armeno, che ci dice: “I re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi. Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre”. E nel Vangelo Arabo dell’Infanzia, sempre apocrifo, si legge: “Dei Magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaratustra, portando con sé dei doni”. Tra l’altro, i loro nomi non sono casuali: Melchiorre sarebbe il più anziano e il suo nome stesso deriverebbe da Melech, che significa Re; Baldassarre deriverebbe da Balthazar, mitico re babilonese, quasi a suggerire la sua regione di provenienza; Gaspare, per i greci Galgalath, significa signore di Saba. Culture che s’intrecciano, biografie che si uniscono, tutte nella contemplazione di Gesù Bambino.

Sappiamo che i Re Magi erano sacerdoti, cioè uomini di preghiera, di scienza. Uomini di filosofia. Benedetto XVI ricorda: “Appartenenti alla casta sacerdotale persiana, forse erano astronomi. Erano sapienti venuti dall’Oriente.” I Re Magi, venivano - come alcune fonti storiche accreditate ci attestano - dalla Persia. Altrettanto certo vi è un legame molto stretto fra le due culture e religioni: l’ebraismo e lo zoroastrismo. Tra l’altro, va ricordato che all’epoca era presente in Persia una forte comunità ebraica, derivante dalla Diaspora Babilonese.

E non possiamo dimenticarci che la lingua più parlata in Palestina, a seguito proprio della diaspora e del rientro di un folto numero di ebrei (396 a.C), era l’aramaico, lingua di origine persiana, parlata dallo stesso Gesù.

In merito a questi “strani” personaggi, abbiamo - tra l’altro - anche una testimonianza d’eccezione. Leggiamo cosa ci narra il navigatore Marco Polo:

“In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre Re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son seppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano tre re seppelliti anticamente”.

Era il 1270 circa. Ma sarebbe incompleta l’informazione sulla tomba dei Magi se non si facesse riferimento ad altro episodio che vede collocati i loro corpi ben più vicino a noi.

Nel XII secolo, dopo la guerra condotta da Federico Barbarossa contro il comune di Milano, il cancelliere imperiale Rainaldo di Dassel decise di sottrarre alla città lombarda il suo tesoro più prezioso: i corpi santi dei tre Magi. Erano conservati in un sarcofago nella basilica di Sant’Eustorgio e l’arcivescovo li fece trasferire nella cattedrale di Colonia, dove tuttora si trovano. I corpi dei Magi erano giunti a Milano nel lontano 345, quando Sant’Eustorgio li portò con sé da Costantinopoli. Solo nel 1903 vi ritornarono, anche se non “completamente”: le reliquie di due fibule, una tibia e una vertebra, sono collocate accanto alla loro presunta tomba, posta nel transetto della basilica romanica di Sant’Eustorgio, e più precisamente nella cosiddetta “cappella dei Magi”.



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