Chiese più belle, tra natura e mare. Natura incontaminata del Nord Italia
Chiese millenarie, affreschi sublimi e boscaglie o laghi da “mozzafiato”
di Antonio Tarallo
Si sa, l’estate è sempre un momento di ristoro dal trambusto quotidiano. Cessare, almeno per qualche giorno, il lavoro, è abitudine – almeno per i più – assai diffusa. Chi preferisce un bel viaggio lontano, chi magari qualche meta vicina. Ultimamente, visti i magri tempi, dipende molto dalla disponibilità economica, non possiamo nascondercelo. Ma sono molti, ormai, che decidono, invece, di cogliere questo momento per potersi dedicare, magari, ad attività che – durante l’anno – non si ha tempo di coltivare. E per fare questo, non è proprio indispensabile il lasciare la propria città. L’importante è rigenerare lo spirito. Papa Francesco stesso, lo ha ricordato più volte: “rinfrescare” il nostro “intimo”, mentre un sole cocente impervia in tutta la penisola nostrana. Dedicarci a una lettura più attenta del Vangelo. O, riservare un momento della giornata, al silenzio, davanti al tabernacolo. “Lui mi guarda, io Lo guardo”, per dirla ala curato d’Ars.
Certo, coniugare mente e spirito, in Italia, non è tanto difficile. La nostra terra, il famoso “belpaese”, ci fornisce davvero delle occasioni speciali, e – molte volte – uniche nel panorama europeo. Non è bieco campanilismo, bensì è un realtà oggettiva. E allora, “San Francesco, patrono d’Italia”, vuole offrire un piccolo tour fra queste bellezze “spirituali”, sperando di dare – chissà – spunto per qualche meta per chi ancora non ha avuto modo di vivere l’agognata pausa. E per chi, invece è già tornato a lavoro… beh, ci si può sempre organizzare per i weekend.
Oggi, completiamo il nostro viaggio, andando a visitare il Nord, che – anche se per la maggior parte di noi – molte volte rappresenta il “polmone” produttivo-industriale del Paese, è invece, uno scrigno di bellezze naturali dove possiamo trovare tesori spirituali, anche dal punto di vista architettonico. Chiese millenarie, affreschi sublimi e boscaglie o laghi da “mozzafiato”.
“Là fuoresce il tritone/ dai flutti che lambiscono/ le soglie d’un cristiano/ tempio, ed ogni ora prossima/ è antica”. Il “cristiano tempio” a cui fa riferimento Eugenio Montale, nella sua “Portovenere” è la Chiesa di San Pietro. E, visto il Santo di cui porta il nome, possiamo ben dire che questa chiesa, ha le sue fondamenta davvero nella roccia. E’ situata sulla punta estrema del golfo della Spezia, in Liguria. Posta lì, su quella roccia, è davvero imponente e – alo stesso tempo – fornisce al luogo un’aurea di sacralità. E’ stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità, dall’UNESCO. Le origini della costruzione sono antichissime. Risalgono al V secolo, anche se nel corso dei secoli, ha subito vari interventi, divenendo un perfetto esempio di arte gotico-genovese. Nel 1494 un grave incendio colpì il paese e coinvolse anche la chiesa di San Pietro. In seguito, fu danneggiata anche dagli attacchi della flotta di Carlo VII. Il restauro della chiesa è relativamente recente, dal 1929 al 1934. La struttura architettonica, posta sopra quella roccia così voluminosa, rende il luogo un vero gioiello della nostra penisola. Insomma, come si dice, nelle guide turistiche…”Consigliato, da visitare”.
San Nazario (Montechiaro d’Asti), in Piemonte, è una chiesa-perla, per le sue dimensioni. Fu edificata in una zona rurale, in cima ad una collina. Tipica chiesa romanica di campagna, che una volta apparteneva al Castello di Mairano. La chiesa di San Nazario risale all’undicesimo secolo, ma è stata pesantemente danneggiata intorno alla metà del diciannovesimo secolo. Ha ancora eleganti decorazioni alle finestre e alle porte, così come presso l’abside semicircolare. Il suo alto campanile con i colori policromi – grazie all’uso alternato di mattoni e arenaria – svetta in cima a questa collina, e sembra quasi toccare il cielo con la sua piccola croce posta all’estremità più alta. Appartiene a pieno titolo al complesso delle pievi romaniche dell’astigiano, patrimonio di assoluto pregio del territorio piemontese.
L'Eremo di San Colombano, in Trentino, è un vero e proprio “nido di rondine”, sospeso a circa 120 metri di altezza, a strapiombo sul torrente Leno. La leggenda narra che San Colombano uccise un drago che minacciava i bambini che venivano battezzati nel torrente sottostante. All'eremo si arriva tramite una scala di 102 gradini scavati nella roccia. L’eremo sembra essere stato abitato sin dal 753. La data di costruzione della chiesetta e dell’annesso romitorio risale al X secolo. Una costruzione incastonata nella roccia che sembra quasi ricordare quelle “casette” da presepe – definiamole così – appoggiate e incastrate fra le pieghe della “carta roccia”. E’ davvero un’affascinante luogo di silenzio e meditazione, a contatto con la natura che circonda le pietre della piccolissima chiesa. Si trovano al suo interno, affreschi della lotta tra san Colombano e il drago, allegoria della lotta tra bene e male, e una raffigurazione del Paradiso.
Il Santuario Madonna della Corona, è in provincia di Verona. Sorge aggrappato sulla roccia dei monti che lo circondano, a 774 metri sul mare, a strapiombo sulla valle dell’Adige. Alcuni documenti medievali, attestano che già intorno all’anno mille, nell’area del Baldo, vivevano degli eremiti legati all’Abbazia di San Zeno in Verona, e che almeno dalla seconda metà del 1200 esistevano un monastero ed una cappella dedicata a S. Maria di Montebaldo. Tra il 1434 ed il 1437 S. Maria di Montebaldo, passò in proprietà ai Cavalieri di San Giovanni, o del Santo Sepolcro (presenti a Verona dal 1362), che conservarono la proprietà del Santuario fino allo scioglimento con provvedimento napoleonico nel 1806. A questo periodo sembra risalire il gruppo in pietra della Pietà poi venerata come Madonna della Corona. Alta 70 centimetri, larga 56 e profonda 25, la statua è in pietra locale dipinta. La statua poggia su un piedistallo recante la scritta “HOC OPUS FEClT FIERI LODOVICUS D CASTROBARCO D 1432”, tradizionalmente considerata come prova che la statua venne fatta realizzare e donata alla Corona nel 1432 da Lodovico Castelbarco, proveniente da una nobile famiglia roveretana. Numerose le opere scultoree presenti al Santuario, delle quali buona parte, realizzate in marmo bianco di Carrara, sono dello scultore veronese Ugo Zannoni. Suggestiva la “scenografia” di circa 167 tavolette, gli ex-voto dei fedeli, lasciate lungo la parete destra del santuario. La più antica risale al 1547.
In un ampio pianoro sul versante orografico sinistro della Dora, a 1200 metri di altitudine e a 15 km dalla città di Aosta, si trova la chiesa di Saint-Nicolas, San Nicola. Un panorama eccezionale, sulla valle centrale che spazia dal Mont Emilius al Rutor. La sua favorevole posizione ha consentito insediamenti umani sin dal periodo neolitico. Durante il Medioevo fu annesso alla Signoria di Châtel Argent. La chiesa, risale al 1796, ed è costituita da un’unica aula, a due absidi semicircolari laterali e il presbiterio semicircolare. Il campanile, risalente al XIV o XV secolo , è costituito da una torre quadrata in pietra intonacata,ornata di archetti pensili ai due ultimi piani. La guglia risale al XVIII secolo. Di particolare interesse è il crocifisso ligneo posto in alto all'arco trionfale ed il Tabernacolo ligneo del XVIII secolo. Altro gioiello architettonico e naturalistico del Belpaese.
Antonio Tarallo
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