Frate Elia, architetto di san Francesco. LEGGI la storia della basilica papale di Assisi
Il 29 marzo 1228 Simone di Puciarello donava a frate Elia che lo riceveva in nome di Gregorio IX, grande e fedele amico di S. Francesco, un terreno situato all'estremità occidentale di Assisi, fuori le mura cittadine. Quel luogo conosciuto con il nome di “colle dell'inferno” poi ribattezzato “colle del paradiso”, era destinato alla costruzione di un convento e di una chiesa destinata ad accogliere il "beato corpo di san Francesco".
L'atto notarile di questa donazione è il primo documento ufficiale giunto fino a noi riguardo la pluricentenaria storia della basilica di Assisi, ma è anche il punto di arrivo di incontri, riflessioni, discussioni per risolvere le difficoltà che sollevava l'esecuzione di questo progetto.
Probabilmente era stato concepito da Elia già all'indomani della morte di San Francesco, per dare alle sue reliquie una sepoltura corrispondente alla sua insigne santità, proposta dalla Chiesa alla venerazione dei francescani e dei fedeli che ne veneravano la memoria. Non c'è dubbio che sotto l'energico impulso ed impegno di frate Elia, i lavori furono condotti di gran lena così, due anni dopo la posa della prima pietra, nella primavera del 1230 Elia condusse a termine la costruzione della basilica inferiore, mentre quella superiore fu essenzialmente terminata e solennemente consacrata nel 1253.
Il complesso risultò legato al nome di frate Elia che risiedette per circa dieci anni quasi di continuo in Assisi, fin dall'inizio in un locale presso la chiesa in costruzione, lui che procacciò i mezzi finanziari per far progredire rapidamente i lavori, lui che mantenne dopo la deposizione da Ministro generale dell'Ordine il titolo effettivo di “signore e custode della chiesa di S. Francesco”.
Nessuno dopo di lui, ebbe quella duplice qualifica che ci rivela un’illimitata autorità sia sul progetto sia sulla sua realizzazione. Tutto questo è confermato dalla storiografia e dagli storiografi francescani anche suoi confratelli che, in alcuni casi sono stati i suoi peggiori denigratori. Il primo a fare il nome di Elia come quello di vero e proprio architetto della chiesa di Assisi fu fr. Mariano da Firenze (morto nel 1523), che lo qualificò come architetto progettista e direttore dei lavori della fabbrica.
Tale legame, con il passare del tempo, è stato certamente ampliato ed enfatizzato, fino a fare del frate l'ideatore e l'architetto del complesso monumentale. Tuttavia oggi questa posizione è stata decisamente smentita, sottolineando il suo ruolo come ideatore e presenza costante e vigile dell’esecuzione dei lavori della costruzione della “fabbrica di San Francesco”.
Circa i tempi di costruzione gli studiosi sono concordi nell'affermare che al tempo della traslazione (1230) la chiesa fosse comunque compiuta. Tuttavia la critica si è sviluppata con una grande varietà di opinioni, le quali possono raggrupparsi in definitiva in due correnti ben distinte, da quella per così dire dei “tradizionalisti” i quali si sono espressi per una realizzazione del monumento in tempi brevi, e, sia pure con varie sfumature entro il biennio 1238-1239, e coloro che hanno sostenuto di propendere per i tempi lunghi ed in particolar modo, per uno stacco più o meno notevole sia di tempo che di stile tra chiesa inferiore e chiesa superiore. Il divario è a volte veramente notevole, con proposte dei tempi di costruzione che vanno dai dieci anni (1228-1239) ad oltre quaranta anni (1228-1274 circa), anche se in maniera non continuativa, anzi con soste lunghe e vari ripensamenti.
Neppure vi è stata concordanza sulla datazione di quelle aggiunte o modifiche architettoniche sicure, quali le cappelle della chiesa inferiore, da alcuni assegnate alla seconda metà del secolo XIII, da altri invece alla prima metà del successivo ed oltre. La destinazione d'uso del terreno donato da Simone di Pucciarello favorì una trasformazione urbanistica di Assisi. I frati iniziarono la costruzione della loro basilica appena fuori le mura, dove da tempo si erano formati nuovi borghi che il comune di Assisi stava provvedendo a munire di una nuova cintura fortificata certo già efficiente nel 1240, se è vero che la città, tra il 1240 ed il 1244, fu in grado di resistere all'assalto delle truppe imperiali.
La città, agli inizi del duecento, era uscita dal circuito romano che per dieci secoli l'aveva protetta, e si estendeva nella parte sud-ovest seguendo l'andamento del crinale che già da tempo aveva favorito in quella direzione insediamenti di piccoli centri abitati extramurali. Anche nel caso del Sacro Convento già nel 1246 la basi- lica e il convento erano compresi nel nucleo urbano, pur rispettandone l’isolamento, accentuato dal perimetro della piazza antistante la chiesa. Anche negli anni immediatamente seguenti, i lavori di sistemazione urbanistica proseguirono prevalentemente in direzione di Porta Perlici detta poi di “San Francesco” e vennero perciò espropriate e demolite abitazioni poste fuori della porta. Questo intervento si era reso necessario per completare una grossa opera intrapresa dal Comune per rendere più agevole l'afflusso di pellegrini che si recavano alla basilica. A tale scopo venne tracciata dalla pianura una nuova via che dal ponte di San Vittorino saliva fino alla basilica, così fu costruita verso il 1283 una nuova strada di San Francesco, sottostante quella più antica. Il colle dell’inferno era diventato parte integrante del tessuto urbano cittadino di Assisi ed era diventato parte integrante della vita non solo religiosa ma anche civile della città natale di San Francesco.
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