Gli amici, “compagni d’avventura” di Francesco d’Assisi Scopri chi erano
il primo “luogo” di condivisione dei primi seguaci-amici di San Francesco, è stato il “Tugurio”
di Antonio Tarallo
“Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo…”, così inizia una nota canzone del cantautore-poeta Gino Paoli. Il motivetto lo abbiamo canticchiato un po’ tutti, chi stonandolo magari, chi aggiungendo – come sempre avviene – parole inesistenti nel testo. Cosa possa c’entrare, ora, questa canzone con la parabola della vita di San Francesco, io però me lo chiederei. L’immagine di un’amicizia, di una compagnia di amici, accumunati tutti da un “luogo” e da un “ideale/visione”, quello di “voler cambiare il mondo”, potrebbe sposarsi bene con l’esperienza di San Francesco e dei suoi primi compagni di viaggio, dei suoi primi amici.
Il luogo è Assisi, e – certamente – non era un bar il punto d’incontro. Se dovessimo nominare il primo “luogo” di condivisione dei primi seguaci-amici di San Francesco, dovremmo citare il cosiddetto “Tugurio” di Rivotorto. Anche se non in forma continuativa, questo luogo è stata la prima povera dimora di Francesco e dei suoi compagni per due - tre anni (1208-1211). Qui, avevano deciso di vivere il Vangelo con radicalità e in assoluta povertà. La costruzione consisteva in un capanno con tetto di frasche, usato come riparo dai contadini del luogo, costruito nelle vicinanze di un ruscello tortuoso. “Quando il Signore mi diede dei fratelli nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere a norma del santo Vangelo”, scrive Francesco nel suo Testamento. Dunque, un uomo, Francesco, con una “visione della vita” del tutto nuova (seppur con radici antiche, quelle semplicemente del Vangelo), condivisa con degli amici, dei primi uomini che hanno creduto nel Poverello di Assisi e che decisero di vivere con lui un’Amicizia che avrebbe segnato poi il cammino della Chiesa. Ma chi furono questi primi amici di Francesco?
Bernardo di Quintavalle. Le Fonti Francescane lo presentano come il primo compagno di San Francesco. Bernardo era un ricco giovanotto di Assisi. Dopo aver venduto tutti i suoi averi per darli ai poveri, seguì Cristo insieme a Francesco. Bernardo fu spesso incaricato di missioni delicate, e Francesco lo scelse per guidare il primo gruppo di frati che andò a Roma nel 1209/1210 per incontrare Papa Innocenzo III a chiedere l'approvazione verbale del "Propositum vitae".
Pietro Cattani. Era un noto canonico della cattedrale di San Rufino, proprio accanto alla casa di Chiara, e divenne il secondo compagno di Francesco. Travolti dall'entusiasmo religioso, Francesco, Bernardo e Pietro si rifugiarono nella chiesa di San Nicola e cercarono di conoscere il Volere Divino nei loro confronti, aprendo il Vangelo tre volte, a caso, sull'altare. Ogni volta si aprì su brani in cui Cristo diceva ai Suoi discepoli di lasciare tutto e di seguirlo. Francesco esclamò: “Questa sarà la nostra regola di vita!”.
Beato Egidio di Assisi, terzo compagno di Francesco. Il 23 aprile 1208, alla festa di San Giorgio, Egidio indossò il misero saio che Francesco aveva elemosinato per lui. Quasi immediatamente partirono insieme alla volta di Ancona, nelle Marche, per iniziare a predicare in quei luoghi. Egidio proveniva da una povera famiglia di contadini, uomo semplice. Nel “santo gruppo” si occuperà di lavori manuali e agricoli.
Silvestro nacque ad Assisi nella seconda metà del XII secolo, figlio di Rosone di Monaldo, fratello di Favarone, il padre di Chiara. Assai efferato nelle leggi, divenne prete e canonico della cattedrale di San Rufino. Fu lui a procurare a Francesco, le pietre per la costruzione di San Damiano. Pretese, poi, il saldo del debito di queste. Il giovane Francesco gli consegnò il denaro, senza controllare la somma. Silvestro fu molto impressionato di tale comportamento, tanto che nel 1209, decise di unirsi alla “compagnia del Poverello”.
Rufino, l’anima “orante” del gruppo. Così si potrebbe definire. Era parente di frate Silvestro e cugino di Chiara. Era già prete quando, nel 1210, seguì Francesco, che lo stimava molto per la sua purezza d’animo, per la sua naturale inclinazione alla preghiera. I “Fioretti” parlano di alcuni episodi in cui Francesco consiglia Rufino sul come liberarsi dalle tentazioni del demonio. Lo “Specchio di Perfezione” – raccolta di testimonianze scritte e orali sul santo –descrive “la virtuosa e costante preghiera di Frate Rufino, che pregava ininterrottamente, e la cui mente era sempre rivolta a Dio”.
Angelo Tancredidi Rieti, amico intimo del Poverello di Assisi. Fu uno dei primi dodici frati minori e fu anche il primo cavaliere ad unirsi a Francesco. Nel 1223 era al servizio di Leone Brancaleone, cardinale di “Santa Croce in Gerusalemme”. Si conobbero nel palazzo del cardinale, quando Francesco venne a Roma per chiedere a Papa Onorio III l’approvazione alla nuova Regola. Insieme a Bernardo, Leone e Rufino, Angelo rimase accanto a Francesco durante gli ultimi due anni della sua vita. Si narra che fu lui, assieme ad Angelo e Leone, a confortarlo nella morte, cantandogli il “Cantico delle Creature”.
Elia di Cortona. Prima di diventare frate, Elia lavorava nella fabbrica di materassi di suo padre ed insegnava ai bambini di Assisi a leggere il Salterio. Elia lavorò anche come “scriptor”, o notaio, a Bologna. Non era un chierico, nè divenne mai prete. La tradizione lo vuole fra i primi ad unirsi a Francesco. Ebbe una posizione importante, fin da subito, nell’Ordine. Infatti, Francesco lo nominò Vicario Generale dell'Ordine, dopo la precoce morte di Pietro Cattani, avvenuta il 10 marzo 122.
E, in ultimo, quasi come “dulcis in fundo”, frate Leone. Era già prete e fu uno dei discepoli più fedeli di Francesco. Fu, infatti, uno dei primi ad aggregarsi a lui dopo l'approvazione verbale della prima Regola dei Frati Minori (1209-1210). Le “Fonti Francescane” lo presentano come il compagno più intimo di Francesco, suo confessore e segretario. A testimonianza di questo, la Pergamena che Francesco gli diede alla Verna nel settembre 1224, dopo aver ricevuto le Stimmate. Tale Pergamena, contenente le “Lodi a Dio Altissimo” è conservata come reliquia nella Basilica di Assisi, insieme alla famigerata “Benedizione a Frate Leone”. Altro manoscritto di Francesco sempre indirizzato a Leone, è possibile trovarlo a Spoleto. Leone, il frate-intimo amico del santo di Assisi, famoso per l'episodio della “perfetta letizia”.
Antonio Tarallo
Commenti dei lettori
NON CI SONO COMMENTI PER QUESTO ARTICOLO
Lascia tu il primo commento
Lascia il tuo commento
la cripta
di San Francesco
Rivista
San Francesco