I Papi e le donne, da Giovanni XXIII a Francesco
Una Chiesa che incominciava a prendere in grande considerazione il ruolo della Donna
di Antonio Tarallo
Il tema non poteva che essere preso in considerazione da parte del Magistero della Chiesa, se non a partire da papa Giovanni XXIII. Il perché, un po’ tutti possiamo immaginarlo. E’ stata una Chiesa in cammino con i Tempi, quella del Concilio Vaticano II. Una Chiesa che incominciava a prendere in grande considerazione il ruolo della Donna, proprio in un periodo storico mondiale che vedeva “sulla breccia dell’onda” alcuni temi profondamente legati alla cosiddetta “questione femminile” a cominciare del suo ruolo nella società. Così Papa Roncalli, in occasione del corso di studio “La donna e la professione”, promosso dalla Università Cattolica del Sacro Cuore, il 6 settembre 1961:
“Il ritmo dinamico dell'evoluzione tecnica e sociale di questi ultimi cinquant'anni ha avuto anche quest'effetto, di far uscire la donna dalle pareti domestiche e metterla a diretto contatto della vita pubblica. La vediamo così prestare la sua opera nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende, ed entrare in quasi tutte le professioni che erano campo di vita e di azione riservato esclusivamente all'uomo”. La società era in evoluzione, in cambiamento e la donna non rivestiva più solo il ruolo di moglie e madre, ma qualcosa che andava oltre alle “pareti domestiche”.
Con Paolo VI, a chiusura del Concilio Vaticano II, troviamo un vero e proprio “Messaggio alle donne”. Era l’8 dicembre 1965, festa dell’Immacolata Concezione:
“La Chiesa è fiera, voi lo sapete, d’aver esaltato e liberato la donna, d’aver fatto risplendere nel corso dei secoli, nella diversità dei caratteri, la sua uguaglianza sostanziale con l’uomo. Ma viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. È per questo, in questo momento nel quale l’umanità sperimenta una così profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo possono tanto per aiutare l’umanità a non decadere. Voi donne avete sempre in dote la custodia del focolare, l’amore delle origini, il senso delle culle. Voi siete presenti al mistero della vita che comincia”.
Ma sappiamo bene che il pontificato di Giovanni Paolo II è stato quello che maggiormente ha messo in risalto il grande valore della Donna, a cominciare dalla Donna – per eccellenza – Maria, madre di Gesù. Documenti, messaggi, discorsi rivolti a questa tematica, sono stati innumerevoli durante tutto il magistero del papa polacco. Sicuramente un grande spartiacque lo troviamo nella lettera apostolica “Mulieris dignitatem” del 1988:
“Sin dall'inizio della missione di Cristo la donna mostra verso di Lui e verso il suo mistero una speciale sensibilità che corrisponde ad una caratteristica della sua femminilità. Occorre dire, inoltre, che ciò trova particolare conferma in relazione al mistero pasquale, non solo al momento della croce, ma anche all'alba della risurrezione. Le donne sono le prime presso la tomba. Sono le prime a trovarla vuota. Sono le prime ad udire: «Non è qui. E risorto, come aveva detto» (Mt 28, 6). Sono le prime a stringergli i piedi (cf. Mt 28, 9). Sono anche chiamate per prime ad annunciare questa verità agli apostoli (cf. Mt 28, 1-10; Lc 24, 8-11). Il Vangelo di Giovanni (cf. anche Mc 16, 9) mette in rilievo il ruolo particolare di Maria di Magdala. E' la prima ad incontrare il Cristo risorto”.
In altra occasione, Giovanni Paolo II si rivolge a tutte le donne, con un particolare ringraziamento per il loro lavoro nei diversi campi della società umana. E’ la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, del 1995. Sono parole ricche di vera riconoscenza. Vale davvero la pena trascriverle, senza alcun taglio. Troppo ricche. Troppo vere per essere sintetizzate:
“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita. Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita. Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza. Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del «mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità. Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura. Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani”.
Le pagine dedicate alle figure femminili di santità, redatte da Papa Benedetto XVI, sono dei veri trattati di teologia, espressi con una sensibilità e una profondità eccezionale. Pur rimanendo sempre “fruibili” al “grande popolo” di fedeli, diciamo così, per non chiamarlo “grande pubblico”. Chiara d'Assisi, Matilde di Hackeborn, Santa Teresa di Lisieux, Teresa d'Avila, Giovanna d'Arco, Caterina da Genova, Caterina da Bologna, Veronica Giuliani, Giuliana di Norwich, Caterina da Siena, Giuliana di Cornillon, Margherita d'Oingt, Brigida di Svezia, Elisabetta d’Ungheria, Angela da Foligno, Gertrude la Grande, sono state “oggetto di studio” da parte di papa Benedetto XVI. Ben sedici figure femminili, ben sedici camei disegnati dalla mano di Joseph Ratzinger.
I giorni d’oggi, Papa Francesco. Prendiamo in prestito le parole che ha riservato alle donne nella sua meditazione mattutina della messa a Santa Marta, il 9 febbraio 2017. Un vero e proprio inno alla figura della Donna:
“Per capire una donna bisogna prima sognarla: ecco perché la donna è il grande dono di Dio, capace di portare armonia nel creato. A me piace pensare che Dio ha creato la donna perché tutti noi avessimo una madre. È la donna che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella. E se sfruttare le persone è un crimine di lesa umanità, sfruttare una donna è di più di un reato e un crimine: è distruggere l’armonia che Dio ha voluto dare al mondo, è tornare indietro. (…) Adamo non poteva essere un’unica carne con gli uccelli, con il cane, con il gatto, con tutti gli animali, con tutto il creato: no, no! Solo con la donna e questo è il destino, questo è il futuro, questo è quello che mancava. E la donna viene così a incoronare il creato, di più: porta armonia al creato”.
Antonio Tarallo
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