I santi patroni delle città, tesoro culturale e spirituale d’Italia
Sospese tra realtà e leggenda, le vite dei Santi Pietro e Paolo si intrecciano più volte
di Antonio Tarallo
“E la vedessi quela lusce nera/ c’ussciva da le fiamme illuminate? / Nun paréveno furie scatenate/ che vvienissin’ a ffà nnas’e pprimiera?/ E ll’Angelo che stava in de l’interno/ de quer fume co ttutto er zu’ palosso,/ nun pareva un demonio de l’inferno?”. Con la sua solita ironia beffarda, così il poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli, ne la sua poesia “La ggirànnola der 34” (scritta appunto nel 1834), descriveva una delle tradizioni romane “per eccellenza” che trova la sua massima espressione nel giorno dedicato ai due santi patroni della Città Eterna, Pietro e Paolo, festeggiati ogni 29 giugno. Festa che fino al 1977, era celebrata in tutta Italia, comparendo come “festa nazionale”.
Le origini dei patroni della città eterna, risalgono al primo secolo, perché secondo la tradizione San Pietro morì crocifisso a Roma, sotto l’imperatore Nerone tra il ’64 e il ’67; mentre San Paolo morìmartire, sempre sotto la stessa “mano” dittatoriale di Nerone, ma a differenza di Pietro fu decapitato, nei pressi della via Ostiense, alle Acque Salvie, quelle che oggi conosciamo come “sito religioso” denominato “Tre fontane”, luogo – tra l’altro – a cui è legato anche l’episodio del 1947, dell’apparizione della Vergine, all’allora ragazzo Bruno Cornacchiola.
Sospese tra realtà e leggenda, le vite dei Santi Pietro e Paolo si intrecciano più volte, proprio all’ombra della “Caput Mundi”, così come era stata definita dal grande Impero romano. Raccontale, nel particolare, risulterebbe davvero ardua impresa che un “cameo” come questo, certamente, non ha la pretesa di intraprendere. Sicuramente, i due santi, rappresentano le fondamenta della Chiesa Cattolica, per molteplici aspetti. Pietro, il primo pontefice, il primo cardine, la “prima pietra”, e Paolo – grazie alla sua testimonianza di vita e di lettere, in duplice senso – un caposaldo della interpretazione delle Sacre Scritture, della vita del Maestro primo, Gesù Cristo.
Pietro, pescatore della Galilea, fu il primo Apostolo che Gesù chiamò con sé. Giunse a Roma qualche anno dopo la morte del suo maestro, intorno al 50 d.C. Fu un grande predicatore e convertì molti al Cristianesimo, finché non fu arrestato durante le persecuzioni dell’imperatore Nerone.
E poi crocifisso. Paolo, nato a Tarso, nell’attuale Turchia, da famiglia ebraica farisea, si convertì al Cristianesimo dopo una visione sulla via per Damasco e diventò instancabile messaggero della parola di Gesù. Arrestato a Gerusalemme con l’accusa di provocare disordini, si appellò, in quanto cittadino romano, al giudizio dell’Imperatore. Fu così condotto, nel 61 d.C., a Roma, dove visse alcuni anni in prigionia. Anche lui, sarà poi condannato a morte. Le strade dei due Apostoli però, nel tragico epilogo, si separarono: Pietro tentò di scappare, ma, sull’Appia, a seguito della famosa apparizione di Gesù, tornò poi indietro per affrontare il martirio. Il “Quo vadis”, per intenderci, che tutti ricordiamo, immortalato nel kolossal americano del 1951.
La storia delle due figure, forse, potrebbe essere davvero racchiusa e ben rappresentata dalle due basiliche romane che portano il nome dei due patroni. E’ lì che sono sepolti, ed è verso queste che ogni pellegrino, o semplice turista, è diretto, una volta arrivato a Roma.
“Teodosio iniziò, Onorio portò a termine questo tempio, santificato dal corpo di Paolo, dottore del mondo”, così reca l’iscrizione sopra l’arco trionfale, l’entrata principale della “Basilica papale di San Paolo fuori le Mura”, la seconda più grande dopo quella di San Pietro in Vaticano. La bellissima e austera basilica, fu consacrata nel IV secolo. L’area dove sorge, era occupata da un vasto cimitero subdiale (dal latino “sub divos”, sotto gli dèi, dunque “a cielo aperto”), in uso costante dal I secolo a.C. al III secolo d.C. Qui la tradizione afferma che Paolo di Tarso sia stato sepolto. Sicuramente quella più rappresentativa, il più grande luogo di culto della Fede cattolica a Roma, è rappresentato dalla “Basilica papale di San Pietro”.
La costruzione dell'attuale basilica fu iniziata il 18 aprile 1506, sotto il pontificato di Giulio II, e si concluse nel 1626, durante quello di papa Urbano VIII. La sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667. La struttura del 1500 sorge su un'altra, quella risalente al IV secolo, fatta costruire dall'imperatore romano Costantino, sull'area del circo di Nerone. Lì vicino si estendeva una necropoli dove la tradizione vuole che san Pietro, il primo degli apostoli di Gesù, fosse stato sepolto dopo la sua crocifissione.
La tradizione popolare e secolare, di festeggiare i Santi Pietro e Paolo, oltre che per il ricordo e la devozione religiosa per i due Apostoli, si è caratterizzata con l’istituzione della “Girandola di Castel Sant’Angelo”. Siamo a pochi passi dal Vaticano. “Una grande pioggia di fuoco colorato”, così l’aveva immaginata Michelangelo, inventore della ruota pirotecnica, perfezionata successivamente dal Bernini. I “Fiori di fuoco,” così venivano chiamati, raddoppiati dai riflessi del fiume Tevere, ben visibili da Ponte Sant’Angelo, dai lungoteveri e da tutti i ponti dei rioni della città dell’Urbe, vicino al Vaticano. Questo spettacolo nacque nel 1481, per volontà di Papa Sisto IV, generale dell’ordine francescano, con la fama di uomo retto e gran “lavoratore” per la Chiesa di Cristo.
Tale tradizione, fu sospesa nel 1861. Per poi essere ripresa nel nostro secolo, tanto che ancora oggi è una delle manifestazioni popolari più conosciute non solo nella Capitale, ma anche in tutto il mondo.
Antonio Tarallo
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