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La festa di tutti i santi. Origini e significato

La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei santi, ad assaporarne la gioia

di Antonio Tarallo

Festa di speranza, festa di luce. Festa di Santità. Quella di Ognissanti può essere considerata davvero una festa di speranza. “L’assemblea festosa dei nostri fratelli” ci richiama al nostro fine, e alla nostra vocazione vera, indipendentemente dalla condizione laicale o religiosa: la santità.  Tutti siamo chiamati a questa, come più volte ha ricordato Papa Francesco. Una santità da vivere nel “quotidiano”, non fatta di “eroiche imprese”, ma semplicemente in virtù del Battesimo. Per ognuno di noi, è possibile incamminarsi verso questa meta che è più vicina di quanto possa sembrare, con il compimento fedele della grazia di questo, d’approfondire, custodire e alimentare, di giorno in giorno.

“Pasqua dell’autunno”, così viene descritta dal Martirologio Romano, giorno in cui “in un unico giubilo di festa, la  Chiesa  ancora  pellegrina  sulla  terra  venera  la  memoria  di  coloro  della  cui compagnia esulta il cielo”. E di questa “Pasqua d’autunno”, grazie all’arte del Beato Angelico, possiamo ammirarne una sorta di fotografia nella famosa pala a tempera del 1424/1425 dal titolo ampiamente esplicito: “La Vergine Maria con gli Apostoli e altri Santi”. E’ magnifico il policromo gioco delle vesti dei santi, così come davvero di grande impatto il color oro delle “aureole” dei protagonisti della scena – assieme, ovviamente, a Maria – che è diffuso in tutta la pala. Sembra davvero che grazie a questa scena, magistralmente dipinta, si possa avere – davvero – il senso della festa del primo novembre: la molteplicità, davvero svariata, dei colori, a significare la diversità delle biografie di ogni santo, ma a unire tutti, lo sfolgorante color oro, che rende tutti in un equilibrio perfetto, armonico. E’ la comunione dei Santi.

Su questo aspetto, quello della comunione dei Santi, ci facciamo aiutare dal Catechismo della Chiesa cattolica. Diventiamo bambini, che non fa mai male, e ascoltiamo cosa ci ricorda:  “La comunione dei santi è precisamente la Chiesa, poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri. (…) Allo stesso modo bisogna credere che esista una comunione di beni nella Chiesa. Ma il membro più importante è Cristo, poiché è il Capo. (…) Pertanto, il bene di Cristo è comunicato a tutte le membra; ciò avviene mediante i sacramenti della Chiesa. (…) L'unità dello Spirito, da cui la Chiesa è animata e retta, fa sì che tutto quanto essa possiede sia comune a tutti coloro che vi appartengono”.  Dunque, cerchiamo di ricapitolare: il termine “comunione dei santi” ha pertanto due significati, strettamente legati fra loro.  Il primo, “comunione alle cose sante (sancta)”, il secondo, è la “comunione tra le persone sante (sancti)”. I fedeli (sancti) attingono al Corpo e al Sangue di Cristo (sancta) per poter crescere nella comunione dello Spirito Santo e comunicarla al mondo. E’ il cammino verso il Cielo, lì, dove sono i santi.

Ma prima di addentrarci nel come sia nata questa festa, cerchiamo di capire meglio, cosa festeggiamo in questo giorno. Lo facciamo grazie alle parole di Papa Benedetto XVI, che nel 2006, in occasione appunto della Solennità di Ognisanti, così descrive – con mirabile profondità, ma allo stesso tempo semplicità – la festa dei Santi:

“La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei santi, ad assaporarne la gioia. I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio”.

Le origini di questa Festa sono lontanissime: le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad esser celebrate già nel IV secolo. Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia, e fanno riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste.   Risalgono a Tertulliano e a Gregorio di Nizza, i primi resoconti di tale festa. Ma è grazie a Sant’Efrem Siro, morto nel 373 d.C., che abbiamo una testimonianza della festa, dopo essere stata istituita per il giorno 13 maggio. Questo giorno, era assai significativo per la Chiesa occidentale: era la festa della “Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres”, ossia quando ci fu la trasformazione a Roma del Pantheon in chiesa dedicata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta il 13 maggio 609/610 per volere di papa Bonifacio IV. Una conferma di questa data potrebbe essere la festa romana della Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres , ovvero l’anniversario della trasformazione del Pantheon in Chiesa dedicata alla Beata Vergine e a tutti i Martiri avvenuta il 13 maggio del 609 da parte di papa Bonifacio IV.

Si deve a papa Gregorio III, fra il 731-741, la data del primo novembre. In quel giorno cadeva l’anniversario della consacrazione della cappella fatta costruire in San Pietro, per raccogliere delle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”.

Successivamente, la festività di Ognissanti, ormai diffusamente celebrata il primo novembre, divenne “festa di precetto” con un decreto emesso dal re franco Luigi il Pio (chiamato anche Ludovico il Pio, o il Benevolo), nell’835. Siamo arrivati, nella nostra cronistoria, ai tempi di Carlo Magno. Il decreto del re francese, venne ardentemente voluto da Papa Gregorio IV e da tutti i vescovi dell’epoca.

Nel 1475 la festività di Ognissanti venne poi resa obbligatoria in tutta la Chiesa d’occidente, da Papa Sisto IV della Rovere.

A livello “civile”, ricordiamo che con la promulgazione della Costituzione italiana  (1 giugno 1949), lo Stato italiano (come anche avviene per altri Peasi come, l’Austria, il Belgio, la Spagna, la Francia e la Grecia) considera “festivo”, il giorno di Ognissanti.

 


Antonio Tarallo

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