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La Pentecoste nelle parole dei pontefici

di Antonio Tarallo
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A Pentecoste si ricorda e si celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli, riuniti insieme nel Cenacolo. La Chiesa, in questa solennità, vede l’ “atto di nascita” del suo spirito missionario nel mondo, annunciare il Vangelo di Cristo. E’ considerata, assieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.

Nel secondo capitolo degli Atti degli Apostoli, troviamo narrato l’episodio della discesa dello Spirito Santo. Gli apostoli insieme a Maria, madre di Gesù, erano riuniti a Gerusalemme, nel Cenacolo, probabilmente nella casa della vedova Maria, madre del giovane Marco, il futuro evangelista, dove cominciarono a radunarsi abitualmente quando erano in città, dopo la Resurrezione di Cristo. Come da tradizione, erano giunti a Gerusalemme, un gran numero di ebrei, per festeggiare la Pentecoste con il consueto pellegrinaggio.  Ma lasciamo parlare, ora, gli Atti degli Apostoli, e immaginiamo di entrare in questa anonima casa, dove tutto è cominciato, dove cominciò la missione della Chiesa:

“Mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste», si legge, «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti, di ogni Nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua. Erano stupefatti e, fuori di sé per lo stupore, dicevano: “Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?…”


Se la Chiesa vede in questa celebrazione un punto nodale della sua vita, è inevitabile che siano stati molti i pontefici che hanno riservato a questa solennità parole che fanno riflettere l’anima di ogni cristiano. Proponiamo oggi una sorta di vera e propria “catechesi immaginaria” – al di là del tempo e dello spazio –  su cosa voglia dire Pentecoste, attraverso le parole dei diversi pontefici.

Iniziamo questo viaggio con una domanda fondamentale: Qual è l’origine della Pentecoste? Lo scopriamo attraverso le parole di papa Benedetto XVI che – durante la solennità della Pentecoste del 2006 – spiegò così “come tutto ebbe inizio”:

“Le immagini che usa san Luca per indicare l’irrompere dello Spirito Santo - il vento e il fuoco - ricordano il Sinai, dove Dio si era rivelato al popolo di Israele e gli aveva concesso la sua alleanza. La festa del Sinai, che Israele celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua, era la festa del Patto. Parlando di lingue di fuoco, san Luca vuole rappresentare la Pentecoste come un nuovo Sinai, come la festa del nuovo Patto, in cui l’Alleanza con Israele è estesa a tutti i popoli della Terra. La Chiesa è cattolica e missionaria fin dal suo nascere. L’universalità della salvezza viene significativamente evidenziata dall’elenco delle numerose etnie a cui appartengono coloro che ascoltano il primo annuncio degli Apostoli”.

Altra domanda: ma qual è il senso della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli? A rispondere a tale quesito ci pensa Giovanni Paolo II, durante l’omelia di Pentecoste del maggio 1998:

“Credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem: Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita.  Con le parole del Simbolo niceno-costantinopolitano, la Chiesa proclama la sua fede nel Paraclito; fede che nasce dall'esperienza apostolica della Pentecoste. Il passo degli Atti degli Apostoli, che l'odierna Liturgia ha proposto alla nostra meditazione, ricorda in effetti le meraviglie operate nel giorno di Pentecoste, quando gli Apostoli constatarono con grande stupore il compiersi delle parole di Gesù. Egli, come riferisce la pericope del Vangelo di san Giovanni poc'anzi proclamata, aveva assicurato alla vigilia della sua passione: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre" (Gv 14,16). Questo "Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14,26). (…) Scrive san Paolo nella Lettera ai Romani poc'anzi proclamata: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).  Queste parole offrono ulteriori spunti per comprendere l'azione mirabile dello Spirito nella nostra vita di credenti. Esse ci aprono la strada per giungere al cuore dell'uomo: lo Spirito Santo, che la Chiesa invoca perché dia "luce ai sensi", visita l'uomo nell'intimo e tocca direttamente la profondità del suo essere”.

Il bello di questa festa è che è un continuo rinnovarsi nello Spirito, giorno dopo giorno. E non è una “esclusiva” di pochi, bensì di tutti. Papa Francesco ci illustra, nel suo Regina Coeli del maggio 2018, la bellezza di questa solennità:

Da quel giorno di Pentecoste, e sino alla fine dei tempi, questa santità, la cui pienezza è Cristo, viene donata a tutti coloro che si aprono all’azione dello Spirito Santo e si sforzano di esserle docili. E’ lo Spirito che fa sperimentare una gioia piena. Lo Spirito Santo, venendo in noi, sconfigge l’aridità, apre i cuori alla speranza e stimola e favorisce la maturazione interiore nel rapporto con Dio e con il prossimo. È quanto ci dice San Paolo: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal5,22). Tutto questo fa lo Spirito in noi. Per questo oggi festeggiamo questa ricchezza che il Padre ci dona”.



Antonio Tarallo

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