La presenza dello Spirito Santo nella vita di San Francesco
di Antonio Tarallo
Lo Spirito Santo forgia Francesco nella conversione
I biografi, in primo luogo, ci presentano Francesco come un uomo ripieno di Spirito Santo.
“Adolescente e involto nelle preoccupazioni terrene, non conosceva il mistero della chiamata celeste, finché scese su di lui la mano del Signore ed egli fu purificato nel corpo da una malattia grave e lunga e fu reso capace di recepire nell'anima l’illuminazione dello Spirito Santo”, così Bonaventura ci narra della presenza dello Spirito, nel momento della conversione di Francesco. “E da quell’ora Francesco smise di adorare se stesso, e persero via via fascino le cose che prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore restava ancora attaccato alle suggestioni mondane. Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo nell’intimo del cuore; e nascondendo allo sguardo degli illusi la perla evangelica che intendeva avere, spesso e quasi ogni giorno si immergeva segretamente nell’orazione. Vi si sentiva attirato dall’irrompere di quella misteriosa dolcezza che penetrandogli sovente nell’anima, lo sospingeva alla preghiera perfino quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici”. A narrarcelo è Giuliano da Spira. Lo Spirito in questo caso è “dolcezza” e “mistero”. E non può che non essere altrimenti.
La preghiera, dono dello Spirito
Famosa è la descrizione del Francesco orante del Celano: “Non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso trasformato in preghiera”. Infatti, è lo Spirito Santo che prega nel cuore di Francesco, lo attrae alla preghiera, grazie a quei momenti di dolcezza interiore che invitano Francesco alla contemplazione. L'infusione della preghiera è il primo e più importante dono: aprendo la nostra comunione con Dio, permette allo Spirito di santificarci. I biografi ci descrivano diversi episodi. Molti chiamano tale dono “visita dello Spirito Santo”. Francesco era continuamente “visitato” da tale Spirito.
Il Celano ci dice: “La dolcezza infusa e soave che aveva sentito in se medesimo spirare dal cielo, lo costringeva a distaccarsi del tutto da se stesso, e quando era così pieno di gioia, si struggeva in tutti i modi. Quest’uomo aveva in sé lo Spirito di Dio”. Ma c’è una testimonianza, assai curiosa, che ci viene presentata nelle biografie del Poverello di Assisi. Esprime una “modalità”, definiamola così, particolare della visita dello Spirito Santo nella vita del grande santo.
E’ sempre Celano a descrivere questa “curiosa” scena:
“A volte si comportava così. Quando la dolcissima melodia dello Spirito gli ferveva nel petto, si manifestava all’esterno con parole francesi, e la vena dell’ispirazione divina, che il suo orecchio percepiva furtivamente, traboccava in giubilo alla maniera giullaresca. Talora — come ho visto con i miei occhi — raccoglieva un legno da terra, e mentre lo teneva sul braccio sinistro, con la destra prendeva un archetto tenuto curvo da un filo e ve lo passava sopra accompagnandosi con movimenti adatti, come fosse una viella, e cantava in francese le lodi del Signore. Bene spesso tutta questa esultanza terminava in lacrime ed il giubilo si stemperava in compianto della passione del Signore. Poi il Santo, in preda a continui e prolungati sospiri ed a rinnovati gemiti, dimentico di ciò che aveva in mano, rimaneva proteso verso il cielo”.
Lo Spirito, guida nella vita
Dialogo infinito, continuo, profondo con Dio, grazie allo Spirito Santo. In breve, questa, la vita di San Francesco. In tutto l’itinerario interiore è Dio stesso a guidare Francesco. Soltanto con Dio si consigliava per i suoi proponimenti, chiedendo con devozione all’Eterno di dirigere i suoi passi, e di insegnargli a fare la sua volontà. Questa guida era per lui fondamentale, ad esempio, per istruirsi e – a sua volta – istruire il popolo, in merito alle Sacre Scritture. La conoscenza biblica da cui proviene la inestimabile sapienza e la profonda teologia di Francesco, è un dono di Dio per mezzo dello Spirito. E Francesco lo sa, e lo sa bene.
E’ allo Spirito Santo che chiede aiuto nella conoscenza della Scrittura. Bonaventura non si fa meraviglia, infatti, che “il Santo abbia ricevuto da Dio l’intelligenza delle Sacre Scritture, perché, da perfetto imitatore di Cristo, egli ne portava impressa nelle sue opere la verità e, per la totale unzione dello Spirito aveva stabilmente nel cuore lo stesso Ispiratore delle Scritture”.
Episodi, testimonianze, profondi e alti dialoghi con il Signore, nella potenza dello Spirito Paraclito: tutto questo in una vita, condotta totalmente nello Spirito e per mezzo dello Spirito. Una vita affascinante, che seppur a distanza di secoli, ancora ci parla, ancora insegna. Spetta a noi, ascoltare – appunto – lo Spirito di Francesco.
Antonio Tarallo
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