La storia della stella cometa
La stella che condusse i Magi: cosa ci dice il Vangelo. I dati astronomici
di Antonio Tarallo“La grande congiunzione di Giove e Saturno nel segno zodiacale dei Pesci negli anni 7-6 a.C. sembra essere un fatto accertato. La determinazione della data di nascita di Gesù risale al Monaco Dionigi il Piccolo, che nei suoi calcoli, fissandola nell’ 1 a.C., evidentemente sbagliò di alcuni anni. La data storica della nascita di Gesù, e quindi da fissare qualche anno prima”. Così, Benedetto XVI si esprimeva, in merito alla famosa stella cometa. Lei, protagonista indiscussa, della venuta dei Magi dall’Oriente. Lei, che brilla (o in semplice cartone, o puntellata di luci) sopra la capanna di ogni presepe che si rispetti. La stella, simbolo anche di “direzione”: ogni cammino, ogni viaggio deve avere una direzione, in fondo.
Cerchiamo, allora, di vedere cosa il Vangelo di Matteo - l’unico ad annoverare l’episodio della stella e dei Magi - ci dice riguardo questo astro così maestoso. Siamo al capitolo secondo:
“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme, e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo»”.
La presenza di una stella alla nascita di Gesù è simbolo messianico. Il riferimento biblico si può trovare nella profezia di Balaam su una stella, che sarebbe spuntata da Giacobbe. Troviamo tale riferimento nel libro dei Numeri, al capitolo 24,17. Benché la stella sia stata spesso identificata col Re Davide, già prima della nascita di Cristo alcuni ebrei l'avevano identificata col Messia. Nel secondo secolo Origene ed Ireneo di Lione richiamarono questa profezia proprio in relazione alla Stella di Betlemme.
Consultando gli annali astronomici cinesi, troveremo menzionata l’apparizione di un oggetto brillante nel febbraio/marzo del 5 a.C., che fu visibile per addirittura circa 70 giorni. Congiunzione, tra l’altro, conosciuta e seguita con molto interesse, dagli “scienziati” dell’epoca. Ad attestare ciò, il ritrovamento da parte degli archeologi di due importanti reperti. Il primo è un papiro egizio (oggi si trova a Berlino) che riporta i movimenti dei pianeti tra il 17 ed il 10 d.C. L’altro, una tavoletta di argilla scritta in caratteri cuneiformi, ritrovata nella città di Sippar, a nord di Babilonia, che contiene una serie di previsioni astronomiche proprio per l’anno 7 a.C. Un punto in comune fra i due reperti? La straordinaria congiunzione tra Giove e Saturno che avvenne in quell’anno. Questo fenomeno deve aver avuto un enorme valore: essendo considerata una grande congiunzione e in vista della imminente era del Messia (o anche età dell'oro), mise in allarme l'intero mondo antico.
Secondo i calcoli, Betlemme si trova proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente ed alcuni documenti confermano che fu proprio nel 7 secolo a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell'episodio dei Magi.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che si trattasse della cometa di Halley. Quella stessa cometa che, nel 1301, impressionò Giotto. Fu proprio lui, il primo, a dipingere nell'affresco contenuto nella cappella degli Scrovegni a Padova questa scena: la Natività con una stella dotata di coda. Nell'iconografia antica la stella cometa non viene mai rappresentata con una coda. Solo da allora, da quel mirabile Giotto “padovano”, la stella con la coda entrò a pieno titolo nell'iconografia tradizionale della Natività.
Dopo duemila anni si susseguono ancora interpretazioni e studi per la stella di Betlemme. Non possiamo affermare, con certezza scientifica, che esistano prove definitive a favore di una tesi o dell'altra. Ma quello che possiamo sapere ed augurarci è molto più semplice di ipotesi e dati scientifici: il mondo, se si sforzasse di seguire - ancor oggi - quella stella, come fecero i Magi, potrebbe vivere un’aura di pace.
Antonio Tarallo
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