Padre Fortunato: Alda Merini, il mio ricordo
Furono queste le parole che Alda Merini mi scrisse dopo averla incontrata a casa sua
di Padre Enzo Fortunato
«Caro Padre, la ringrazio del suo affetto. Sono questi i sentimenti di cui noi poeti abbiamo bisogno, misere cose, ben più misere del rattoppato saio di san Francesco, mio compagno d’armi di sventura. In questi giorni in rianimazione non so quante volte mi hanno svestita e guardata come una carne ormai vecchia da salvare. Nessuno ha pensato, vedendomi nuda, di quanto ardore avevo nell’anima. Chi mi ha salvato non è stata la loro indecenza, ma quel filo d’animo che ha tenuto in vita san Francesco». Furono queste le parole che Alda Merini mi scrisse dopo averla incontrata a casa sua. Si scherzava, si sorrideva, ma la sofferenza che provava era presente nei tratti del volto, nello sguardo e nel sorriso. Forse è proprio questa sofferenza, intima, che l’ha resa una delle più geniali interpreti del pensiero francescano. Con lei avevo comunque stabilito una sincera corrispondenza. Fu così che la invitai a Scala, paese sulla costiera amalfitana, dove sono nato, per una iniziativa culturale. Lei venne e si fermò qualche giorno, il tempo per leggere davanti a un pubblico commosso ed emozionato le sue poesie dedicate a Francesco d’Assisi.
Ricordo che nell’ottobre del 2008 organizzammo un evento ad Assisi “La musica di san Francesco” con l’amico Lucio Dalla e Alda Merini che avrebbe dovuto leggere un suo testo “Francesco, canto di una creatura”. Le sue condizioni di salute non le permisero di partecipare, ma ancora oggi ricordo le bellissime parole: «bacerò le piaghe degli uomini», anche le loro infezioni spirituali…
Ed è ancora lei a venirci incontro dicendoci: «Felice colui / che mi ha rivestito di un saio / che è diventato un pavimento di rose. / Non ho mai sentito / l’asperità di questo tessuto, / ma odorava di fresco, / odorava di mattino, / odorava di resurrezione. / Le mie spalle sono diventate deboli ma forti: / sono diventato un contadino di fede. / Aravo solo la terra di Dio, la sua volontà».
Ricordo ancora quando parlando della sofferenza mi raccontò della sua voglia di morire: «Io ho una figlia molto dolce che si preoccupa molto della mia morte e non capisce che io ho voglia di morire, perchè sono stata una donna felice. Forse lei ha paura del dolore, ha paura di perdere la mamma. Il dolore nel lutto è per chi rimane di solito…».
Padre Enzo Fortunato
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