Paolo VI e le vacanze, da Ponte di Legno a Castel Gandolfo
Come intendeva e cosa faceva durante le vacanze Papa Montini? scopriamo il riposo per papa Paolo VI
di Antonio Tarallo
Ed era in principio Ponte di Legno. Paolo VI, papa Montini, trascorreva le sue vacanze estive, quando era un giovane prete – e successivamente, da vescovo di Milano – nella località montana della Valle Camonica. Questo luogo ospitava la casa di famiglia, in Via dei Villini. Sempre presente una stanza a lui riservata. Era spesso accompagnato da amici, come il fedele Giulio Bevilacqua, destinato a diventare il primo parroco-cardinale del pontificato montiniano. Con loro, anche don Gaetano Bonicelli, che diventerà – anche lui – cardinale. Aria salubre, natura, letture, quotidiane camminate tra i boschi, silenzio e tanto riposo. Ma non solo. Non mancava mai la proiezione verso il futuro: quando, infatti Montini, era vescovo, era proprio in quella terra che nascevano tante idee che avrebbero influito l’impegno pastorale della stagione successiva. Quando poi diverrà papa, ovviamente, la ridente destinazione montana, divenne solo un ricordo. E così, la destinazione estiva divenne la famosa residenza papale di Castel Gandolfo.
Ma cosa voleva dire riposo per Montini? E’ lo stesso pontefice a spiegarci il valore del riposo estivo. Ascoltiamo la sua voce all’angelus del 16 agosto 1964:
“Quali sono i frutti delle buone vacanze? Riposo e silenzio, il ricupero delle forze fisiche e spirituali; quei momenti di riflessione ci ridonano serenità, energia per vivere bene. E Noi pensiamo, specialmente, che questi giorni di vacanza consentono a tante famiglie di riunirsi, di trovarsi insieme, di avere una conversazione distesa, pacifica e lieta, che forse non è sempre frequente anche nelle buone famiglie, in quanto tutti sono distratti ed occupati. La famiglia si ricompone e gode di se stessa; Ci pare questo uno dei frutti più belli delle buone vacanze: pensiamo alle amicizie che si rannodano in tale periodo, agli incontri con gli amici, alle belle escursioni, ai canti all'aria aperta, a tutta questa socialità cordiale, spontanea che va tessendosi appunto nel periodo estivo”.
E sempre in questa ridente cornice estiva, il 25 luglio 1965, all’angelus domenicale, riservò alcune parole al timore di un affievolimento “spirituale”, definiamolo così, durante le vacanze:
“Non si affievolisca la pratica religiosa nel periodo estivo figli carissimi, non possiamo, non osservare che questo appuntamento ormai consueto della domenica avviene questa volta nella nostra residenza estiva e forse quelli che ci ascoltano, perché siamo collegati con Piazza San Pietro, ci invidiano un po' dicendo: "questi sono in vacanza e noi siamo qui sotto il sole di Roma". E ci fa pensare quindi, innanzitutto, a coloro tra i nostri fratelli, che non hanno la fortuna di poter fare vacanze e sono invece obbligati dal loro dovere consueto a continuare il loro servizio. Devono compiere il loro lavoro, mentre gli altri invece possono concedersi qualche momento di distacco e di svago”.
Sempre nello stesso angelus, il papa della modernità, il traghettatore del Concilio Vaticano II, riserverà particolare attenzione per le famiglie. In lui, sempre presente, l’idea delle vacanze estive, come possibile momento di aggregazione familiare:
“La vita moderna è per tutti così impegnata che ha bisogno di queste ore di distensione per le forze fisiche, ma anche per le forze spirituali. Profittatene davvero per raccogliere un po' lo spirito e dare anche all'anima il ristoro di cui ha bisogno. Non dimenticate, non dimenticate in questo periodo l'osservanza dei doveri religiosi: avrete doppio merito, per l'osservanza stessa e anche per il buon esempio che darete alle comunità che ricevono forestieri e villeggianti le quali vedranno che sono puntuali e fedeli a questo nostro incontro con Dio nel giorno festivo. Ci vorremmo concedere anche qualche altro consiglio: date pure all'incontro con le altre persone qualche momento di buona conversazione, specialmente con quelle domestiche:
le famiglie si ritrovano forse separate durante l'anno dagli impegni che ciascuno deve osservare con orari così stringenti. Concedetevi momenti di pace domestica e poi anche gli incontri con gli amici, e gli incontri con le poche persone, con i gruppi affini ai quali siete vincolati”.
Antonio Tarallo
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