Papa alle Mauritius: basta precarietà dei giovani
Papa Francesco è arrivato alle Mauritius, terza e ultima Nazione visitata in questo 31esimo viaggio apostolico
di Domenico Agasso JR«Non lasciamoci rubare il volto giovane della Chiesa e della società!». È l’appello che papa Francesco lancia durante la Messa che celebra sull’isola di Mauritius, terza e ultima tappa del suo viaggio africano, dopo le visite in Mozambico e Madagascar. Il Pontefice esorta a lottare contro la precarietà dei ragazzi, ponendo una priorità chiarissima: «Loro sono la nostra prima missione». Loro che, «con la loro vitalità, possono apportare la bellezza e la freschezza tipica della giovinezza, quando provocano la comunità cristiana a rinnovarsi e ci invitano a partire verso nuovi orizzonti».
L'aereo del Vescovo di Roma, proveniente dal Madagascar, atterra all'aeroporto di Port Louis. Dopo una breve cerimonia di benvenuto, il Pontefice si dirige in auto verso il monumento di Maria Regina della Pace per la Messa.
Inaugurato il 15 agosto 1940, il monumento è stato costruito in ringraziamento per la preservazione del Paese durante il primo conflitto mondiale. Realizzato in forma di ascendenti terrazze verdi, intervallato da macchie di fiori di tutti i colori, domina la città. Sulla sommità è collocato un altare con la statua della Madonna in marmo di Carrara, alta tre metri. Particolarmente vasta l'area del parco. Anche papa san Giovanni Paolo II vi celebrò la Messa durante il suo 44/o viaggio apostolico internazionale il 14 ottobre 1989.
Prima di arrivare al monumento, papa Francesco fa sosta alla cattedrale di Port Louis per salire sulla papamobile e percorrere l'ultimo tratto di strada dall'aeroporto salutando la folla, che lo accoglie sventolando foglie di palma.
Gli organizzatori stimano che alla Messa siano presenti circa 100mila persone.
Dice Bergoglio nell’omelia: lo slancio «missionario dev'essere conservato, perché può darsi che, come Chiesa di Cristo, cadiamo nella tentazione di perdere l'entusiasmo evangelizzatore rifugiandoci in sicurezze mondane che, a poco a poco, non solo condizionano la missione ma la rendono pesante e incapace di attirare la gente. Lo slancio missionario ha un volto giovane e capace di ringiovanire».
Ecco, sono proprio i giovani che, «con la loro vitalità e dedizione, possono apportare ad esso la bellezza e la freschezza tipica della giovinezza, quando provocano la comunità cristiana a rinnovarsi e ci invitano a partire verso nuovi orizzonti». Ma questo «non è sempre facile, perché richiede che impariamo a riconoscere e fornire ad essi un posto in seno alla nostra comunità e alla nostra società».
Il Papa lancia un monito: «Non lasciamoci rubare il volto giovane della Chiesa e della società! Non permettiamo ai mercanti di morte di rubare le primizie di questa terra! I nostri giovani sentono di non avere voce perché sono immersi nella precarietà».
Rileva e denuncia Francesco: «Ma com'è duro constatare che, nonostante la crescita economica che il vostro Paese ha avuto negli ultimi decenni, sono i giovani a soffrire di più, sono loro a risentire maggiormente della disoccupazione che non solo provoca un futuro incerto, ma inoltre toglie ad essi la possibilità di sentirsi protagonisti della loro storia comune».
Futuro incerto «che li spinge fuori strada e li costringe a scrivere la loro vita ai margini, lasciandoli vulnerabili e quasi senza punti di riferimento davanti alle nuove forme di schiavitù di questo secolo XXI. Loro, i nostri giovani, sono la nostra prima missione!».
Al termine della Messa, durante il saluto del vescovo locale, il cardinale Maurice Piat, papa Francesco riceve diversi doni, tra cui un cappello di paglia e una maglietta della squadra di calcio da lui tifata a Buenos Aires, il San Lorenzo de Almagro, con dietro il numero 9 e la scritta «Francisco». (Vatican Insider)
Domenico Agasso JR
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