Pio XII, 80 anni dopo l’habemus papam
di Massimiliano Menichetti
“Annuntio vobis gaudium magnum…” il 2 marzo del 1939 il cardinale Eugenio Pacelli viene eletto Papa. Pio XII è il 260.mo Pontefice di Santa Romana Chiesa. L’annuncio della sua elezione è interrotto quattro volte dall’applauso della folla di fedeli accorsi in Piazza San Pietro. Lo stesso calore e raccoglimento lo abbracceranno il 12 marzo durante l'incoronazione.
Il Papa romano guiderà la barca di Pietro per diciannove anni. Ordinato vescovo il 13 maggio del 1917, giorno della prima apparizione della Madonna di Fatima, durante il pontificato incontra più volte suor Lucia e nel 1940 riconosce definitivamente le apparizioni.
Un cammino nel solco di Maria che vede il primo novembre del 1950 l’istituzione del dogma dell’Assunzione al cielo, in anima e corpo, della Madre di Dio, una verità radicata profondamente nel senso religioso dei cristiani fin dai primi secoli. Poco dopo l’elezione proclama San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena Patroni Primari d'Italia. Pio XII è il primo Papa a comparire sul piccolo schermo, definisce cinema, radio e televisione "meravigliose invenzioni tecniche", si spende per la riduzione della Curia, indice il Giubileo Universale del 1950. Sostenitore della famiglia e difensore della vita, è durissimo contro i cristiani che professavano “la dottrina comunista” fino ad arrivare alla scomunica.
La Seconda Guerra Mondiale
Un pontificato che inizia però con lo spettro incombente della Seconda Guerra Mondiale. Indimenticabile il radiomessaggio del 24 agosto del 1939, rivolto ai governanti ed ai popoli nell’imminente pericolo del conflitto: “Un’ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana - dice con voce ferma -; ora di tremende deliberazioni, delle quali non può disinteressarsi il nostro cuore, non deve disinteressarsi la nostra autorità spirituale, che da Dio ci viene, per condurre gli animi sulle vie della giustizia e della pace”.
Pio XII ribadisce che è “con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la giustizia si fa strada”. E’ consapevole dell’imminenza del conflitto, ma anche che in quel poco tempo che separa il mondo dall’orrore, c’è ancora uno spazio di speranza: “Nulla è perduto con la pace – esorta - Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare”.
Instancabile l’impegno del Papa per la pace, in difesa dei perseguitati, come la sua vicinanza ai sofferenti. A Roma il 19 luglio del 1943 il sole viene oscurato dalla pioggia di bombe.
Pio XII esce dal Vaticano - è un atto che rompe ogni protocollo - per portare la luce di Cristo tra le macerie e abbracciare la folla che si stringe a lui come un gregge che ha paura.
Il “Defensor civitatis” non lascia mai Roma. Nel radiomessaggio del nove maggio del 1945 guarda all’Europa devastata dalla guerra e prega per la pace nell’Estremo Oriente: “La guerra ha accumulato tutto un caos di rovine - dice - rovine materiali e rovine morali, come mai il genere umano non ne ha conosciute nel corso di tutta la sua storia. Si tratta ora di riedificare il mondo”.
Il due giugno, giorno del suo onomastico, rivolgendosi ai cardinali parla di una “pace fragile” che “non potrà persistere e consolidarsi se non a prezzo di assidue cure; una pace, la cui tutela impone a tutta la Chiesa, al Pastore e al gregge, gravi e delicatissimi doveri: paziente prudenza, coraggiosa fedeltà, spirito di sacrificio”.
Pio XII non darà solo una consegna, ma testimonierà fino alla fine questo impegno per la costruzione della pace, parola diceva che “commuove e agita i cuori, una parola precisa e concreta”, specialmente sul contributo della Chiesa”. Per il Papa, infatti, “ufficio della Chiesa” e “primo contributo alla pace” è annunciare il Vangelo: così da edificare “quell'ordine voluto da Dio in Cristo, che garantisce una pace reale e durevole”. (Vatican News)
Massimiliano Menichetti
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