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Quando si ha un Santo in casa…

di Antonio Tarallo
Credit Foto - Pixabay

È una storia davvero interessante quella delle famiglie in cui sono nati i Santi. In fondo, si sa, la prima formazione, l’“humus” della “persona”, si forma in quella che viene definita antropologicamente, “la prima cellula della società”, la famiglia. I loro “primi passi”, i primi giochi, le prime letture affascinano molto. Molte volte, il percorso di Santità, è nato proprio in seno a una famiglia che ha favorito il germogliare del “seme”: vi sono diversi esempi in cui i genitori hanno accompagnato i propri figli verso un cammino non certo facile. Altre volte, invece, sembra quasi che i “venti contrari” familiari, abbiano influenzato – alla fine – ancora di più, il cammino verso la gloria degli altari.


Allora, perché non andare – immaginariamente – a “bussare” alle case dei santi, proprio in questi primi anni di vita? Entriamo nelle loro case, in quello che comunemente viene definito “focolare domestico”. Magari troveremo qualche santo, impegnato a leggere qualche libro, o qualche breviario, o starà recitando qualche preghiera, oppure…oppure starà semplicemente giocando con il fratello o la sorella, e perché no, magari ci starà pure litigando.




Incominciamo questo “fantasioso” viaggio, partendo da una casa davvero particolare. Quella di Sant’Agostino. Eccolo, il giovane e bello Agostino, tutto intento allo studio della filosofia. Il ragazzo vuole cercare di comprendere, appieno, la sua esistenza. La via, lo sappiamo, alla fine, sarà un’altra, non certo quella filosofica. I figli in casa sono complessivamente tre. Gli altri due, ovviamente, nella Storia, saranno “offuscati” dal primogenito, appunto Agostino.



Troviamo in casa un altro maschio, Navigio, il secondogenito, e una sorella. Di quest’ultima poco si sa, e di quel poco neanche il nome. Si sposerà, e dopo esser rimasta vedova, dirigerà un monastero femminile fino alla morte. Ma chi erano i suoi genitori?

 

Beh, della madre abbiamo una grande ed esauriente bibliografia. Non poteva essere altrimenti, visto che parliamo di Santa Monica. E su lei, appunto, sappiamo abbastanza: l’incrollabile fede, il suo perseverare nella preghiera, tanto da riuscire a convertire il figlio Agostino. Lavoro, quello della madre, assai complicato per Monica. Vita di successo (maestro di lettere e di eloquenza, poi di grammatica e di retorica, e anche per cursus philosophicus), vita dissoluta, quella di Agostino. Ma, si sa, alla fine, le donne “vincono sempre”, mi si passi la battuta. Agostino cambierà totalmente “rotta”, fino a divenire addirittura Vescovo d’Ippona. E il padre? Si chiamava Patrizio, ed era un piccolo possidente terriero e membro dei curiales (consiglieri municipali) della città di Tagaste (Numidia).



Era un pagano, anche se successivamente – nel 371 – riceverà il battessimo. Patrizio non era certo un uomo dedito alla famiglia. Carattere collerico, impetuoso, seppur non cattivo. Certamente non proprio fedele a Monica. Dirà, di lui, Sant’Agostino ne “Le Confessioni”: “Un uomo singolarmente affettuoso, ma altrettanto facile all’ira, e mia madre aveva imparato a non resistergli nei momenti di collera”. Sarà Monica il vero pilastro della casa, e sarà lei il punto fondamentale del cammino del Santo d’Ippona, tanto da fargli scrivere, queste parole: “A lei debbo tutto ciò che sono”.



E, ora, veniamo un po’ ai giorni di oggi…o quasi. Andiamo a trovare una famiglia di un recente passato che ha segnato la Storia della Chiesa. Un tassello nell’enorme puzzle delle figure di Santi. Passiamo dalla calda e afosa Africa, alla fredda e nebbiosa Francia, e più precisamente nella regione della Normandia. Siamo ad Alençon, una città tutta immersa nel Medioevo. Chiese, mura, vie, la stessa natura ha sapore medioevale. In fondo, la Francia, in questo, non ne è – certo – parsimoniosa.

Siamo nella seconda metà del 1800. Entriamo in casa Martin. È un proliferare, davvero, di piena Santità. Thérèse Françoise Marie Martin, che diverrà Santa Teresa di Gesù Bambin, nasce da Louis Martin e Marie-Azélie (detta Zélie) Guérin, il 2 gennaio 1873. È l’ultima nata, in casa Martin.

I genitori di Santa Teresa, avranno quattro lutti in casa, le prime quattro figlie. Gli altri cinque figli, tutte femmine, diverranno religiose: Marie, carmelitana a Lisieux (1886); Pauline, sempre carmelitana a Lisieux (1882); Léonie, entrerà nell’Ordine religioso delle Clarisse (1886); Céline sposerà sempre l’Ordine del Carmelo (1894) e, in ultimo, proprio Thérèse, la Santa Teresa di Lisieux che tutti noi conosciamo. Un albero fruttuoso, ecco il termine che viene in mente. E le “radici” di tutto questo, furono proprio loro, i genitori di Santa Teresa. Il padre di Thérèse, Louis Martin (Bordeaux, 1823 - Lisieux, 1894), era un affermato orologiaio. Sua madre Marie-Azélie Guérin (Gandelain, 1831 - Alençon, 1877) era già conosciuta come esperta sarta del famoso “punto d’Alençon”.

Addirittura, creò anche una piccola impresa a conduzione familiare dove lavoravano una ventina di operaie. Il padre di Teresa, Louis, avrebbe voluto entrare nella congregazione dei canonici regolari del Gran San Bernardo. Anche Marie-Zélie avrebbe voluto intraprendere il cammino religioso: entrare nel convento delle Suore di San Vincenzo de’ Paoli, come la sorella maggiore Marie-Louise, ma la madre superiora la persuase ad abbandonare il progetto. Il progetto di Dio, per i due, era ben diverso. Avviene, poi, l’incontro fra queste due anime, e sarà sul ponte di S. Leonardo, nella loro città di Alençon. Marie-Azélie, alla vista di Louis, sentirà dentro il cuore, una voce pronunciare profetiche parole: “E’ colui che ti ho preparato”.


In casa Martin, Santa Teresa, “respira” il Vangelo, fin dalla tenera età. E, soprattutto, lo vive. Lo vive, assieme ai suoi genitori e alle sorelle: ogni mattina, messa alle cinque e trenta; rispettano rigorosamente il digiuno e pregano rispettando i ritmi dell’anno liturgico; la visita e adorazione al Santissimo Sacramento (Louis anche in adorazione notturna, molte volte); praticano la carità e accolgono, spesso, dei vagabondi alla loro tavola; visitano i malati e gli anziani. Santa Teresa, dirà di loro: “Genitori degni più del Cielo che della Terra”. Proprio vero, degni del Cielo: Papa Francesco, infatti, li ha voluti Santi il 18 ottobre 2015, in occasione del Sinodo della Famiglia.



Antonio Tarallo

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