Un viaggio nell'eremo francescano della pace a Campello sul Clitunno
tra antiche torri, chiese romaniche e una valle incantata
di Gelsomino Del Guercio
L’eremo francescano di Campello è un edificio bianco in una boscaglia fittissima, che si trova poco lontano dalle famose Fonti del Clitunno. Oltre il cancello, un vasto piazzale alberato e in fondo la piccola chiesa romanica seminascosta dall’edera.
Risale all’anno mille, ma le prime notizie sicure si hanno nel trecento. E’ stato visitato da San Francesco e da San Bernardino da Siena, ma la grotta su cui sorge è del V secolo e pare fosse abitata da eremiti venuti dalla Siria.
LA FONDATRICE
Ci sono attualmente quattro religiose del nucleo fondato negli anni venti da sorella Maria, francescana missionaria di Maria che abbandonò l’ordine per vivere una vita di preghiera e di povertà secondo lo stile di San Francesco d’Assisi.
«Maria - spiega la sorella Daniela Maria a www.medioevoinumbria.it - era superiora del gruppo di religiose che nell’ospedale angloamericano di Roma si occupava dell’assistenza dei feriti della prima guerra mondiale. Qui cominciò a sentire d’essere chiamata a una vita più vicina ai poveri, meno garantita, meno protetta dalle certezze. Voleva riprendere l’esperienza delle comunità apostoliche: semplici fratelli e sorelle che vivono insieme attorno al Vangelo, nella memoria di Gesù, nell’accoglienza di tutti».
LA CROCE VALDOSTANA
L'eremo trasmette un'idea di grande pace. C'è un orto ben curato attraverso cui si dislocano un sentierino panoramico sulla valle di Spoleto. Al termine del sentiero campeggia una grande croce valdostana.
«Questa è la via della pace – spiega Daniela. La percorriamo ogni mattina insieme con gli ospiti recitando il Cantico dei tre fanciulli: “Opere tutte benedite il Signore”. La croce è il centro del cammino spirituale; ci ricorda il dono di sé e la gratuità dell’amore».
Sul lato sinistro, uno slargo del sentiero fa posto a un semplice altare di pietra. E’ la cappella della trasfigurazione, quasi a ricordare fisicamente l’ambizione della vita eremitica: trasfigurare l’uomo.
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LA CELLETTA PIU' ISOLATA
Salendo una ripida si arriva di fronte ai resti di una torre romana. Maria vi ha fatto costruire una celletta con la finestra rivolta verso la montagna per coloro che desiderano vivere e pregare in totale isolamento. E’ il punto più alto dell’eremo dal quale si gode un panorama stupendo. Con un colpo d’occhio si domina l’intera pianura umbra fino ad Assisi e Perugia.
Ridiscendiamo il piazzale d’ingresso si arriva nella chiesetta dell’eremo.
Sobria e spoglia come tutte le chiese romaniche, è avvolta nella penombra. Il piccolo coro dell’abside dove le sorelle si riuniscono per recitare i salmi assomiglia, per la sua povertà, al coro di San Damiano. Lo spirito di Francesco e Chiara è palpabile. Forse è proprio questo spazio vuoto, che evoca la “caverna del cuore”, il centro spirituale dell’eremo.
LA FORESTERIA
L’eremo era stato pensato come luogo di ospitalità per tutti. «All’inizio - dice la suora - gli ospiti potevano venire sempre, ora abbiamo pensato di limitare il periodo di accoglienza da Pasqua a novembre, perché abbiamo bisogno di un tempo più tranquillo per rigenerarci. C’è però anche un motivo pratico: nei mesi invernali è difficile riscaldare la foresteria».
Gelsomino Del Guercio
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