Una casa di produzione per attori disabili grazie ai francescani
L'iniziativa ad Arezzo, nata in sinergia tra Cappuccini e Cenacolo Francescano
Una casa di produzione cinematografica in cui i protagonisti dei film sono ragazzi disabili. Ad animarla i frati Cappuccini di Arezzo e il Cenacolo Francescano.
Una storia, raccontata dal settimanale "Credere" (San Paolo), affonda le radici all’inizio degli anni Settanta quando l’handicap per molti era ancora un tabù. «Tutto iniziò per l’esigenza di una famiglia», spiega al settimanale padre Luigi Savi, guardiano del convento dei Cappuccini di Arezzo.
«Col tempo - prosegue - abbiamo compreso il valore grande che questi amici ci portavano. Il Tony, Luca, Sandro sono stati dei grandi maestri, un dono di Dio. E se dopo tanti anni abbiamo questa esperienza, un piccolo fiore, lo si deve a loro. I nostri ragazzi del sabato sono dei teologi che ci insegnano l’importanza dell’accoglienza, del saper dare umanità, donare il cuore».
L'IDEA DELL'OFS
Un seme che è via via cresciuto, dando vita a una comunità dove l’attenzione per la disabilità non è stata teorizzata o definita, ma è nata per rispondere a una necessità concreta. Uno spirito che ha le sue fondamenta nell’Ordine francescano secolare: «Stare a contatto con i nostri ragazzi ci ha rafforzato nella fede», spiega Dino Zammuto, il “ministro” (così i Terziari chiamano il responsabile, ndr) del gruppo. «Allo stesso tempo, la spiritualità tipica del nostro carisma ci ha aiutati a trovare le motivazioni per proseguire in questa attenzione agli ultimi, dove noi alla fine riceviamo molto di più di quanto diamo».
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L'ALPE DI POTI
La realtà della Poti Pictures (www.potipictures.com) difficilmente può essere compresa fino in fondo se non se ne conosce questo antefatto. A partire dal nome, che evoca la montagna (l’Alpe di Poti, la collina sopra Arezzo) dove da decenni si svolgono le vacanze estive degli amici del Cenacolo francescano. È qui, racconta Famiglia Cristiana, che, una dozzina di anni fa, è nata quasi per gioco, con una “telecamerina” e qualche “filmino”, l’idea di promuovere la disabilità utilizzando il linguaggio del cinema.
Daniele Bonarini, il regista, studia, si forma, fa esperienza. I ragazzi si divertono e migliorano, sia dentro che fuori dal set. Così, di “filmino” in “filmino”, la qualità dei video cresce, arrivano iniziative sempre più importanti, nasce una vera e propria casa di produzione cinematografica. I video iniziano a circolare e arrivano le selezioni ai festival (Londra, New York, Dallas, San Francisco, Los Angeles, Toyama, Bagdad) insieme a successi e riconoscimenti.
IL MARCHIO
A quel punto si passa dall'amatoriale al professionale. La cooperativa "Il Cenacolo francescano" investe nel progetto fino a far diventare la Poti Pictures un suo ramo d’azienda e si arriva a depositare il marchio presso l’Euipo, l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, che riconosce alla Poti Pictures di essere la prima e unica casa di produzione cinematografica sociale che realizza video con attori disabili.
Un’avventura unica nel suo genere, dunque, che è stata messa nero su bianco nel libro intitolato Sarò una star. La vera storia della Poti Pictures, edito da Fuori Onda. L’autore è Andrea Dalla Verde, vicedirettore della Caritas di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ma anche uno dei fondatori della casa di produzione.
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