“I pontefici e padre Pio”. Da Pio XII a Francesco
Così, San Giovanni Paolo II, ricordava San Pio di Pietrelcina
di Antonio Tarallo
“Padre Pio è stato generoso dispensatore della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l'accoglienza, la direzione spirituale, e specialmente l'amministrazione del sacramento della Penitenza. Il ministero del confessionale, che costituisce uno dei tratti distintivi del suo apostolato, attirava folle innumerevoli di fedeli al Convento di San Giovanni Rotondo. Anche quando quel singolare confessore trattava i pellegrini con apparente durezza, questi, presa coscienza della gravità del peccato e sinceramente pentiti, quasi sempre tornavano indietro per l'abbraccio pacificante del perdono sacramentale”.
Così, San Giovanni Paolo II, ricordava San Pio di Pietrelcina, domenica 16 giugno 2002, in una piazza San Pietro colma, anzi stracolma di fedeli. Tutti presenti per partecipare alla Canonizzazione del frate cappuccino. Il 23 ricorre anniversario importante, lo sappiamo: il cinquantesimo della sua scomparsa, e il centesimo anniversario della comparsa delle stimmate “permanenti”. Il legame tra Karol Wojtyla nasce da tempi “insospettabili”, diciamo così. Era il 1948, l’anno del loro incontro. Da lì, una fitta corrispondenza: al cappuccino, il sacerdote polacco, aveva chiesto di pregare per la sua amica Wanda Poltawska, successivamente guarita miracolosamente da un male incurabile. Ma sono note anche altre richieste di intercessioni che Wojtyla chiese a padre Pio. Un legame che continuerà per tutto il pontificato di Giovanni Paolo II. Infatti, sono copiosi davvero, i messaggi, i discorsi che Karol Wojtyla dedicò al frate cappuccino. Fra i vari pontefici che si sono “rapportati” con il Santo, rimane proprio Wojtyla, in cima a tutti.
Ma il rapporto tra Santa Sede e Padre Pio ci dà la possibilità di ricordare alcune testimonianze che hanno inizio con Papa Pio XII. Fu papa Pacelli a ispirare la nascita dei Gruppi di Preghiera di Padre Pio e che seguì costantemente il cammino di edificazione della Casa Sollievo della Sofferenza, l’opera di “misericordia” verso i malati voluta dal frate campano. Ai partecipanti a un simposio sulle malattie coronariche, il 9 maggio 1956, Papa Pacelli ricordava:
“L’Ospedale di san Giovanni Rotondo, che apre ora i suoi battenti, è il frutto di una delle più alte intuizioni, di un ideale lungamente maturato e perfezionato a contatto con i più svariati e più crudeli aspetti della sofferenza morale e fisica della umanità. […] Sono note le fatiche, le preoccupazioni, le difficoltà che hanno attraversato i progressi di quest’Opera senza frenare lo slancio che la ispirò. Dal 1947 al 1956, essa è progredita pazientemente, tenacemente, e si presenta ora come un magnifico successo, uno degli ospedali meglio attrezzati d’Italia, […] e uno dei migliori del Mezzogiorno”.
Sul rapporto Giovanni XXIII e San Giovanni Rotondo, ci sarebbero diverse “ipotesi” in contraddizioni fra loro, tra l’altro. Complessa vicenda. Gli storici della Chiesa, giornalisti, analisti, hanno, nel corso degli anni, scritto su tale argomento e rinnovandolo sempre con nuovi “indizi del caso”. Diciamo pure che cadenzatamente dal “cappello magico” esce sempre qualche biglietto, qualche pagina di diario, qualche indiscrezione. Bisogna forse, in tutto questa “vexata quaestio”, ricordare solo e semplicemente che papa Roncalli aveva sempre distinto la figura del frate da tutto ciò che – all’epoca – stava “girando attorno” al luogo, a padre Pio. Questo, almeno, pare un dato più che certo.
Giovanni Battista Montini, Paolo VI, prima da cardinale e poi da pontefice, nutrì nei confronti di padre Pio una sincera stima. Due, nella Storia, gli interventi ufficiali che richiamano padre Pio e la sua opera. Uno, del 1971, rivolto ai padri Cappuccini conventuali:“Guardate che fama ha avuto! Che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? (…) Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera ed era, difficile a dire, rappresentante stampato delle stigmate di nostro Signore”. Altra occasione, quella nel 1975. Un pensiero rivolto ai Gruppi di Preghiera in pellegrinaggio a Roma. Erano state stimate circa ventimila presenze: “Fra le tante cose buone e grandi che ha compiuto, ha, diciamo, generato questa schiera, questo fiume di persone che pregano e che, nel suo esempio e nella speranza del suo aiuto spirituale, si dedicano alla vita cristiana e danno testimonianza di comunione nella preghiera, nella carità, nella povertà di spirito e nella energia della professione cristiana”.
Benedetto XVI, dirà, su padre Pio: “La sua prima preoccupazione, la sua ansia sacerdotale e paterna: che le persone ritornassero a Dio, che potessero sperimentare la sua misericordia e, interiormente rinnovate, riscoprissero la bellezza e la gioia di essere cristiani, di vivere in comunione con Gesù, di appartenere alla sua Chiesa e praticare il Vangelo. Padre Pio attirava sulla via della santità con la sua stessa testimonianza, indicando con l’esempio il “binario” che a essa conduce: la preghiera e la carità”.
In ultimo, il viaggio di Papa Francesco, marzo 2018. Cinque minuti di silenzio, intensi, davanti alla teca di Padre Pio nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, il santuario più antico di San Giovanni Rotondo. Questo, uno dei momenti salienti di tutta la visita di Francesco. Altre tappe del viaggio: Pietrelcina, presso la cappellina dell’Olmo, e dopo, la visita strettamente privata ai piccoli degenti del reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza. Il papa davanti la teca, la stola rossa appoggiata sopra il parallelepipedo di vetro, subito dopo aver baciato il crocifisso ligneo in ricordo delle stigmate. Immagini forti, immagini di completa devozione al Santo. Fulcro del discorso, nel piazzale antistante l'Aula Liturgica di Piana Romana, queste parole:
"Questo umile frate cappuccino ha stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all'ascolto paziente dei fratelli, sulle cui sofferenze riversava come balsamo la carità di Cristo"
Antonio Tarallo
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