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“Trasformiamoci per trasformare”

di Antonio Tarallo
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“Se non siamo protesi continuamente verso la Pasqua, verso l’orizzonte della Risurrezione, è chiaro che la logica del tutto e subito, dell’avere sempre di più finisce per imporsi. (…) La “quaresima” del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini. La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso cammino, per portare la speranza di Cristo anche alla creazione, che «sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Non lasciamo trascorrere invano questo tempo favorevole! Chiediamo a Dio di aiutarci a mettere in atto un cammino di vera conversione. Abbandoniamo l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù; facciamoci prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, condividendo con loro i nostri beni spirituali e materiali. Così, accogliendo nel concreto della nostra vita la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, attireremo anche sul creato la sua forza trasformatrice”.

Dal Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2019

Si apre la Settimana Santa, e a noi, che abbiamo ripercorso – nelle precedenti “puntate” – il Messaggio per la Quaresima che il pontefice ha voluto rivolgere a tutto il popolo di Dio, spetta l’arduo compito (non è facile, non lo nascondiamo) di fare in modo che queste parole non siano solamente “segni su carta”, ma “segni” concreti nella nostra vita. Il “viaggio” era iniziato cinque domeniche fa, dalla “Prima domenica di Quaresima” che segna il tema dell’attesa, quella che Papa Francesco – sempre nel Messaggio – chiama “‘impazienza’, attesa del creato”.

Siamo ormai abituati a non attendere. E’ vero. La “logica del tutto e subito” è entrata profondamente in questo nostro Tempo, fatto soprattutto di velocità. Il futurismo “alla Boccioni” – il pittore delle autovetture in movimento – sembra davvero essersi realizzato in “traboccanti” esistenze che in vortici veloci vengono condotte sempre verso un qualcosa che, alla fine, sembra quasi non abbia un nome, un volto, una meta. Esistenze che davvero ricordano i grandi quadri di Boccioni, dove si intravedono solo linee in movimento ma che non ci danno la percezione “reale” del soggetto ritratto. Ecco, forse quei quadri possono essere l’espressione veramente di ciò che stiamo vivendo. Papa Francesco, invece, ci esorta ad altro: all’ “attesa del creato”. Espressione alta, magnifica. Il Creato, di cui San Francesco è stato fine cantore, tutto proteso nell’attesa della Pasqua di Resurrezione di Cristo.

La Settimana Santa che ci accingiamo a vivere, invece, ci offre la possibilità di fermarci un attimo. Di avere il silenzio, utile per comprendere dove il nostro cammino fino adesso ha avuto modo di essere “fallace”. E chissà quante volte lo è stato, e quanto lo sarà. E’ l’umanità che agli occhi di Dio, diviene “Misericordia” per noi. La nostra “consolazione”.

“Abbandoniamo l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù; facciamoci prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, condividendo con loro i nostri beni spirituali e materiali”.  E’ interessante notare quante volte il termine “egoismo” venga richiamato da Papa Francesco. Non solo nel messaggio per la Quaresima, ma in diversi discorsi e documenti ufficiali. Sembra davvero che questa sia la preoccupazione maggiore che il Pontefice vede all’orizzonte dei nostri giorni. E la Quaresima ci invita, invece, proprio ad uscire da sé stessi, per renderci “prossimi ai fratelli e alle sorelli”. E’ tutto racchiuso in quel suffisso “pro”, che ha origine latina, che ha un semplice significato, “fuori”. Per andare incontro al “prossimo” non c’è altra via che “uscire fuori” da noi stessi.


Uscire fuori dal “sepolcro” del nostro “io”, e resuscitare  finalmente nell’Amore. E, facendo così, poter “attirare” – come il pontefice scrive – “la forza trasformatrice” sul creato.



Antonio Tarallo

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