Alluvioni e cavallette: sembra l’Apocalisse
Appello disperato dei francescani in Etiopia
Non bastava la sanguinosa guerra nella regione del Tigrai. Per l’Etiopia non c’è pace anche per le alluvioni e le invasioni di cavallette, che stanno mettendo a dura prova la popolazione. Dai missionari cappuccini presenti nel Paese africano, è giunta la descrizione di uno scenario apocalittico.
LE DUE CATASTROFI
Mons. Angelo Pagano, vescovo di Harar (zona orientale dell’Etiopia) racconta di tanta gente provata, per essere stata colpita per ben due volte nel corso del 2020, da un’invasione di locuste che hanno divorato tutti i raccolti prossimi alla mietitura, e da improvvise esondazioni di grandi fiumi (in particolare il fiume Awash), a causa delle copiose piogge che hanno distrutto villaggi, proprietà, strutture, ed hanno provocato parecchi morti, lasciando molta gente senza più nulla.
250 MILA SFOLLATI
Le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni sono circa 250.000, e quando l’acqua si è ritirata, è stato possibile constatare il reale danno dell’esondazione: tanti hanno perso tutto, casa compresa.
Il fiume Awash che attraversa una parte del vicariato di Harar, dove fra Angelo Pagano è vescovo e dove operano diversi missionari francescani etiopi, ha colpito in modo particolare la regione dell’Afar e dell’Oromia.
Anche il convento dei francescani è stato messo a disposizione degli sfollati. L’episodio più grave è avvenuto nella notte del 3 settembre 2020.
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LA TERRIBILE RIFT VALLEY
La zona si trova nella Rift Valley, ed è classificata come zona calda e desertica, con temperature fino a 40 C°; in questa zona la Chiesa Cattolica aveva costruito un centro per la cura della salute pubblica. Il centro è stato molto danneggiato, portando via medicine, macchinari e la linea elettrica.
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RISCHIO DI TIFO, DIARREA E MALARIA
Il quadro che si prospetta per i prossimi mesi non è molto confortante dal punto di vista medico, mancano le medicine per affrontare l’aumento che ci sarà del tifo, diarrea e malaria, manca l’acqua potabile e in più non dimentichiamoci del COVID 19 che è in continuo aumento.
Al vicariato di Harar è stato chiesto di intervenire in soccorso di 15.000 persone per un periodo minimo di 6 mesi. La situazione è molto rischiosa.
Clicca qui per maggiori informazioni sull’Emergenza Etiopia.
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