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Cardini: La profezia nel francescanesimo

Ma che cos’è un profeta? Che cos’è una profezia?

“…di spirito profetico dotato”. Dante ha definito così, come tutti sanno, Gioacchino da Fiore: un teologo e un mistico che, nonostante le biblioteche intere che si sono scritte su di lui – o forse magari anche a causa di esse – continua ad essere un mistero impenetrabile per la storia e la filologia non meno che per la spiritualità.

Eppure, Francesco lo è forse ancora più di lui, nonostante i suoi scritti a prima vista non lo qualifichino come tale: ma chi si sia confrontato per esempio con la profondità di certe sue semplici preghiere lo sa bene.

Ma che cos’è un profeta? Che cos’è una profezia? Gli equivoci che ancora si addensano su questi due termini e l’improprietà con la quale essi vengono di continuo usati sono stati troppo a lungo di ostacolo alla comprensione di personalità e di eventi nella storia del cristianesimo e anche di altre religioni. Un profeta non è un indovino, non è un anticipatore del futuro. Quando il Cristo nel Vangelo ci ammonisce in modo così terribile sui molti falsi profeti che verranno dopo di Lui (ne abbiamo conosciuto qualcuno, anche in età a noi vicine…) ci fornisce – Lui, il primo e il più grande fra i profeti – un’indispensabile chiave di lettura per tutti i tempi.

È profeta colui che parla veridicamente da parte di Dio e nel nome di Dio: e al di là di ogni possibile equivoco la sua voce è inequivocabile, ci parla dentro, ci scuote, ci cambia. E attenzione, perché la nostra è un’età profondamente profetica (per questo è anche piena di falsi profeti).

Francesco profeta. La profezia all’interno del francescanesimo. La profezia come carisma, in continuo – e, del resto, non sempre ostile: anzi, talora complementare – rapporto dialettico con l’istituzione. Ce lo ha insegnato Max Weber, anche se non sempre e non del tutto aiutandoci poi a comprendere.

La pagina che gli amici del Sacro Convento mi accordano periodicamente – a loro danno e a loro pericolo, direi – non è deputata a recensioni né a segnalazioni librarie di sorta. Accade però talvolta che qualcosa di molto importante venga detto in un libro, qualcosa che va al di là delle abituali funzioni recensorie sul piano sia dell’informazione, sia della critica. E allora, ecco qua. Non sto per indicarvi un bel libro perché è bello, per quanto davvero lo sia. Ve lo raccomando intrinsecamente, per la profondità e l’urgenza del suo contenuto.

Pietro Messa, francescano, studioso, docente universitario, non ha certo bisogno di presentazioni: e questo non è un modo di dire. Senza nessuna intenzione attualizzante, il suo Francesco il misericordioso. La sfida della fraternità (Milano 2018) è fondamentale per comprendere non solo il tempo di Francesco, ma anche, ma soprattutto il nostro. E ora, con questo Francesco profeta. La costruzione di un carisma (Roma, Viella, 2020), egli ci dimostra come l’intensità del suo messaggio si sia accompagnata nei secoli a una straordinaria e profonda ricezione, che ha interessato anche autori sovente misconosciuti o sottovalutati e addirittura testi apocrifi. Siamo davanti – ben lo ricorda André Vauchez nella sua densa, lucida Prefazione – a quel che Robert Lerner ha definito the Powers of Prophecy.

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