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Charles de Foucauld e San Francesco, ricercatori di Dio

La gloria degli altari, finalmente. Ma, santo, lo era già prima per la voce del popolo di Dio, per tutti i fedeli: è Charles de Foucauld, un uomo alla ricerca perenne di Dio. In fondo, questa ricerca fu la stessa che ha animato il cammino di San Francesco d’Assisi nel 1200. Tra i due personaggi illustri, tra le due aureole c’è distanza di secoli, ma quel tratto comune li rende quasi contemporanei. Quando si parla di Dio, lo spazio e il tempo non esistono, infatti. Le loro vite, il loro passato, prima di incontrare Dio, sembrano congiungersi in uno spazio temporale che non ha confini delimitati: sembra un unicum.

Charles con quel “de” del cognome ci dice tanto. Era di origine nobile, dunque. Non gli mancava nulla; denaro e palazzi, abiti e sfarzosi banchetti succulenti. Si potrebbe definire, la sua, una “vita piena”. Era visconte di Pontbriand, in una Francia di fine Ottocento. Nel 1876 entrò all'École Spéciale Militaire de Saint-Cyr. Due anni dopo, alla morte del nonno, riceve un’eredità considerevole che sperpera in poco tempo.

Due militari, due ragazzi - Francesco e Charles - pronti per affrontare la carriera militare. Armi e denaro, carriera e “fascino della divisa”. Sembra davvero che la storia si ripeta, a distanza di secoli. Pur essendo battezzato, Charles non aveva mai vissuto una vera e propria vita di fede, eppure - nel mistero della chiamata - iniziò un cammino spirituale che - agli inizi del 1889 - lo portò in Palestina, a Nazaret. Francesco pure era stato battezzato, ma prima di San Damiano, certamente, la fede non era certo un pensiero che sfiorava le giornate di Francesco. Charles rimane affascinato dalla realtà del deserto, e così si sente chiamato a condurre la propria esistenza come la Santa Famiglia di Nazaret. Questa terra aspra - in una specie di equazione matematica - sta a Charles come San Damiano sta a San Francesco, se così si può dire. Un luogo si fa incontro con Dio.

Charles chiamava i suoi “seguaci”, “fratelli”. Sul cuore stampato sulla sua veste, vi era una croce. Definizione simbolica di una visione “intelligente” di Dio. Il cuore e la mente nella sua vocazione hanno avuto un ruolo fondamentale. I due “organi” hanno scritto mirabili opere del Signore. Hanno voluto seguire quella Croce stampata sul petto. San Francesco d’Assisi ha vissuto la Croce, divenendo un tutto con essa. De Foucauld ha lasciato una vita colma di tutto, ma priva del Tutto. Il Poverello ha voluto spogliarsi del niente, per seguire, ed entrare - così - nel Tutto. “Quanto più abbracciamo la Croce, tanto più fortemente stringiamo Gesù che vi è appeso”, scriveva così Charles de Foucauld. Parole che sembrano dettate da Francesco di Bernardone, un giovane promettente militare che ha seguito - poi - la voce di Dio.

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