Chi sono martiri francescani missionari?
Il loro sangue bagna la terra per far crescere la vita
Quella dei missionari martiri è una pagina amara della vita della Chiesa: secondo gli ultimi dati raccolti dall’Agenzia Fides, infatti, nel 2020, nel mondo, sono stati uccisi 20 missionari: 8 sacerdoti, 1 religioso, 3 religiose, 2 seminaristi, 6 laici. Il drammatico record, quest’anno, si registra in America, dove sono stati uccisi 8 missionari. Negli ultimi 20 anni, dal 2000 al 2020, sono stati uccisi nel mondo 535 operatori pastorali, di cui 5 vescovi. Numeri che fanno riflettere. Numeri che hanno dietro sempre dei volti, delle storie intrecciate con il Vangelo. Imitatori importanti del fondamentale libro - anzi il Libro dei libri - del Cristianesimo. Nella storia dell’Ordine francescano possiamo ricordare innumerevoli biografie che si sono immolate nelle varie missioni che hanno coinvolto l’ordine di San Francesco stesso. La storia ci parla e ci racconta. La storia è anche il presente che si realizza nel ricordo.
E allora come non ricordare i primi missionari francescani martiri - gli stessi che diedero inizio alla vocazione francescana di quel Fernando Martins de Bulhões che diverrà sant’Antonio di Padova - che morirono nella loro missione in Marocco? Furono canonizzati dal papa francescano Sisto IV nel 1481. I primi Frati Minori martiri in missione erano detti “Penitenti della città di Assisi”. Sant’Antonio li descrive così: «Sono semplici come le colombe. Il luogo dove dimorano e il letto stesso sul quale dormono è ruvido e povero. Non offendono alcuno, anzi perdonano chi li offende. Confortano e sostengono con la parola della predicazione quelli che sono stati loro affidati e partecipano con gioia agli altri la grazia che è stata loro data. Amano tutti nel cuore di Gesù Cristo e vivono con umiltà e pazienza». Questa descrizione ben si addice a Berardo, Ottone, Pietro, Accursio e Adiuto che, abbandonata ogni ricchezza sull’esempio di san Francesco, hanno donato la vita per amore di Dio e dei fratelli e hanno unito la predicazione e la vita. Una vita spesa nella missione. La missione di portare Cristo.
Non possiamo non ricordare i martiri francescani morti assieme al gesuita Paolo Miki in Giappone. Siamo sul finire del ‘500. San Francesco Branco, San Francesco di San Michele, San Gonsalvo Garcia, San Martino dell'Ascensione, San Pietro Battista Blásquez, San Filippo di Gesù. E poi ci sono i santi dell’ordine terziario francescano: Sant'Antonio Daynan (morto all'età di 13 anni); San Bonaventura di Miyako; San Cosma Takeya; San Francesco di Nagasaki; San Gabriele de Duisco; San Gaio Francesco; Sant'Isabella Fernandez; Sant'Ignazio Jorjes; San Gioacchino Saccachibara; San Giovanni Kisaka; San Leone Karasumaru; San Luigi Ibaraki (morto all'età di 12 anni); San Mattia di Miyako; San Michele Kozaki; San Paolo Ibaraki; San Paolo Suzuki; San Pietro Sukejiroo; San Tommaso Kozaki e San Tommaso Xico.
Facciamo un salto con il tempo. Arriviamo così al secolo scorso. Troviamo, così, la storia dei Servi di Dio Michele Tomaszek e Sbigneo Strzałkowski, missionari dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, sequestrati e uccisi il 9 agosto 1991 a Pariacoto, sulle Ande peruviane, da un commando di guerriglieri di Sendero Luminoso. I due francescani polacchi della Provincia religiosa di sant’Antonio di Cracovia furono giustiziati, poco più che trentenni, dai guerriglieri maoisti per l’attività caritativa che svolgevano nella prima missione avviata in Perù nel 1989 dai Frati Minori Conventuali. “Ingannano il popolo perché distribuiscono alimenti alla Caritas, che è imperialismo. Predicano la pace e così addormentano la gente”. Queste, le “colpe”, secondo il regime. La morte però non ha fermato la loro opera. Nel 2012 nasce - infatti - il “Centro pastoral social san Antonio de Padua in Pariacoto”, un centro scolastico a servizio di 72 piccole comunità afferenti alla missione. Il martirio, il sangue dei martiri che bagna la terra per far crescere il grande albero della vita. E’ la Resurrezione di Cristo.
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