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Fra Bernardino da Feltre, fondatore dei Monti di Pietà

La storia del beato

E’ stato il primo frate della storia a lottare contro la piaga dell’usura. E lo ha fatto con la fondazione di “banche popolari”, che servivano a dar fiato alle persone indebitate: il frate “banchiere”, è il beato Bernardino da Feltre.

FRATE MINORE OSSERVANTE
Il francescano dei Frati Minori Osservanti fondò i cosiddetti Monti di Pietà: prima a Mantova nel 1484, poi a Parma, Rieti, Piacenza. Queste istituzioni era ideate e promosse dall’Ordine francescano per sottrarre le classi più povere alle angherie degli usurai attraverso la concessione di prestiti contro pegno di oggetti.

“IL PICCOLINO”
Fra’ Bernardino (all’anagrafe Martino Tomitano), è nato a Feltre nel 1439 (la mamma era cugina dell’umanista Vittorino da Feltre). Piccolo di statura, detto “Il Piccolino”, voce chiara, dolce, squillante, gradevole all’orecchio. Nel 1455 frequentò l’Università di Padova, Facoltà di Giurisprudenza. L’anno successivo ascoltò nella città veneta una predica del francescano osservante Giacomo della Marca e nel 1460 entrò nel convento francescano di Sant’Orsola, accolto dallo stesso Giacomo della Marca.

300 ORAZIONI FUNEBRI
Dopo la professione solenne venne assegnato al convento di Santo Spirito di Mantova. Si ammalò di malaria e venne inviato a Verona. Nel 1463 fu ordinato sacerdote. Durante la sua permanenza a Mantova tenne più di 300 orazioni funebri. Nel 1469 fu nominato predicatore, nel 1473 Guardiano del convento di Trento e nel 1476 Guardiano del convento di Padova.
Morì a Pavia il 28 settembre del 1494 all’età di 55 anni, 38 dei quali vissuti da religioso.

IL PRIMO MONTE DI PIETA’
Fra’ Bernardino fondò il primo Monte di Pietà a Mantova nel 1484, in un contesto di usura crescente, alimentato dagli stessi cristiani. Durante un incontro a Piacenza, che ha ricordato la figura del banchiere francescano, Pietro Coppelli, condirettore generale del Monte di Pietà (a Piacenza la banca è stata fondata nel 1490), ha spiegato che «già vivo in periodo romano, con Giustiniano che fissò scaglioni di tassi dal 4 al 12%».

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L’USURA TRA I CRISTIANI
La liceità degli interessi, si legge nel resoconto dell’incontro di piacenza24.eu, venne però messa sotto accusa con l’avvento del Cristianesimo. «Ma con lo sviluppo degli affari – ha argomentato il condirettore generale della Banca – pure i cristiani, nonostante il divieto delle leggi canoniche, divennero ben presto prestatori di denaro. Anche a Piacenza si sviluppò tantissimo l’attività di credito, supportata dalla presenza di numerosi banchieri appartenenti a famiglie nobili e potenti».

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PRIMA DELLE BANCHE POPOLARI
L’usura diventò «un vero flagello», ha spiegato Coppelli, «che coinvolse tutti i ceti sociali, ma pesando di più sui meno abbienti». Ed è qui, come già accennato, che entrano in scena i francescani con i Monti di Pietà. «Possiamo affermare – ha proseguito il relatore – che queste istituzioni sorsero basandosi sugli stessi principii che più tardi portarono alla costituzione delle banche popolari».

LE ENTRATE DEI MONTI
Nel caso di Piacenza, il Monte di Pietà poteva contare su diverse entrate, alcune derivanti da legati perpetui, altre da vitalizi e da erogazioni liberali. Vi ricorrevano in molti, ha esemplificato il dott. Coppelli, anche famiglie abbienti in cerca di liquidità da impiegare in operazioni finanziarie, che davano in pegno oggetti preziosi.

LA FUSIONE
Nel 1861 il Monte di Pietà di Piacenza fondò la Cassa di Risparmio, ospitandola nei propri locali ed offrendo la propria garanzia ai depositanti. Nel 1883 i due istituti si separarono e nel 1928, causa dissesti finanziari, il Monte di Pietà si fuse nella Cassa di Risparmio. Nella nostra provincia nacquero altri quattro Monti di Pietà: a Fiorenzuola, Castelsangiovanni, Castellarquato e Cortemaggiore.

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