RUBRICHE >

Fra Marco Moroni: Amici di chi?

Spunti per la vita dalla Regola non bollata di san Francesco 

Quando si parla di san Francesco e quando si tratta il tema dell’amicizia è facile ripetere frasi fatte, a volte anche molto suggestive e piene di calore, di ideali e di dolci sentimenti, ma spesso piuttosto banalizzanti. Nel nostro vagabondare lungo la Regola non bollata di san Francesco, questa volta ci scontriamo invece con un testo molto impegnativo e per nulla dolce e scontato.

Dice così: «Sono nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, vergogna e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto perché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna» (Rnb XXII; FF 56).

Caro lettore, questa volta mi rivolgo direttamente a te. Hai letto bene, non hai sbagliato. Anzi ti invito a rileggere questo testo e magari a dare il giusto peso a quel tutti e a quell’ingiustamente… ma anche a quel molto… “Bel tipo di amici!” dirai.

Eppure così pensa san Francesco, perfetto discepolo di Gesù, il quale aveva detto: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,44-45). Gesù, a ben vedere, non aveva usato in questo contesto la parola “amici” – anche se possiamo riconoscere proprio qui il fondamento dell’affermazione di Francesco – ma l’ha pronunciata nel Getsemani, rivolgendosi a Giuda il traditore al momento dell’arresto: «Amico, per questo sei qui!».

Il desiderio che potresti provare quando ti senti schiacciato dall’altro, esasperato dai suoi atteggiamenti, oppresso dai suoi giudizi, è quello di annientarlo (e in qualche caso capita di passare dal desiderio alla decisione di cancellarlo, se non fisicamente almeno virtualmente) e invece qui si attua un capovolgimento: chiamare amici i nemici non corrisponde ad un’incapacità di guardare in faccia la realtà, ad un rassegnato esercizio di buonismo, al raggiungimento di un compromesso o ancora ad una tecnica psicologica per guadagnare la stima dell’altro, ma trova il suo fondamento nella convinzione che ti è amico colui che ti permette di fare un passo in più nella vita, di non accontentarti del punto a cui sei arrivato, di non rimanere nel compiacimento perché riesci ad amare chi ti ama, insomma di crescere nella capacità di amare. Certo, toccherà a te fare quel passo…

Torno a san Francesco, per citarti un passo della lettera ad un frate che aveva responsabilità sugli altri: «Io ti dico, come posso… ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devi ritenere come una grazia… E ama coloro che agiscono con te in questo modo… amali e non pretendere che diventino cristiani migliori» (Lettera a un Ministro). Che ne dici? A mio parere è una prospettiva sconvolgente e avvincente, che va ben oltre le logiche umane alle quali siamo abituati. Penso valga la pena raccoglierne la sfida! Ci proviamo?

 

Commenti dei lettori



NON CI SONO COMMENTI PER QUESTO ARTICOLO

Lascia tu il primo commento

Lascia il tuo commento

Nome (richiesto):
Email (richiesta, non verrà mostrata ai visitatori):
Il tuo commento:
Organo ufficiale di Stampa della Basilica di San Francesco d'Assisi
Custodia Generale Sacro Convento
© 2014 - tutti i diritti riservati
Contatti | Credits