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Francescanesimo, Ceccarelli: L'amore vince su tutto

Per Chiara l’amore è fondamento della vita

La stagione televisiva del nuovo anno è iniziata con un film incentrato sulla figura di Chiara Lubich (Silvia Lubich all’anagrafe), saggista, docente e fondatrice del Movimento dei focolari che per la sua profonda ammirazione per la santa di Assisi – di cui prese in prestito il nome – seguì il cammino verso Dio e i suoi fratelli, entrando come un raggio di sole nella vita di uomini e donne vissuti negli anni dolorosi della seconda guerra mondiale. Chiara, forse, non avrebbe mai immaginato d’arrivare a toccare il cuore di milioni di persone che in tutto il mondo hanno voluto seguirne l’esempio e gli ideali di vita.

L’albero si riconosce dai frutti e Chiara, insieme al suo gruppo, ha prodotto i suoi frutti seguendo alla lettera il Vangelo e dimenticando la prudenza – la “falsa prudenza”.

Proprio lei è riuscita a far dialogare religioni diverse stimolando nei non credenti il desiderio di fede. Lei che in una incantevole e deliziosa città del Nord Italia, a Trento, il 7 dicembre del 1943 suggellò il suo patto con Dio stringendo tra le mani dei garofani rossi. È da qui che ha inizio il percorso umano e spirituale di Chiara, il momento di svolta della sua vita, quando scopre il suo amore per Dio: «Credere al Suo amore è l’imperativo di questa nuova spiritualità, il suo punto di partenza; credere che siamo amati da Lui personalmente e comunitariamente»; «Come si potrebbe, infatti, avere la visione dell’umanità come di una sola famiglia, senza la presenza di un Padre per tutti?».

Siamo tutti figli di Dio, figli di uno stesso Padre, appunto per questo ognuno deve comportarsi nei confronti del suo prossimo da fratello.

Chiara Lubich diede prova della sua adorazione verso Dio in modo concreto, cioè mettendosi al servizio dei bisognosi, come quando uscita viva dalle macerie della sua casa distrutta dalle bombe fece suo il dolore di chi le stava accanto; sempre accolse il dolore e la sofferenza altrui come abbraccio simbolico alla croce di Cristo.

Visse secondo il principio «Ama il prossimo tuo come te stesso», da cui trarrà spunto per discutere poi, anche pubblicamente e dinnanzi a milioni di uditori, di fratellanza. Perché essere fratelli significa essere una cosa sola. Chiara amava ripetere che solo dedicandosi agli altri, vivendo al di fuori di noi stessi che, alla fine della giornata, si può scorgere dentro di sé l’immagine di Dio. Per Chiara l’amore è fondamento della vita, è una legge universale, così invitava gli uomini a seguire il precetto evangelico: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».

A dispetto degli ostacoli che la Chiesa le frappose, vivendo con scetticismo e riluttanza il suo operato di donna e laica innamorata di Dio, ne seguiranno consensi e la sua apertura verso popoli di cultura e religione diverse verrà ripresa più tardi. «Accendiamolo, accendiamolo l’amore» – diceva Chiara Lubich. «Guardatevi … Ognuno ha a fianco un dono. Ti offro la mia vita, per amare i miei fratelli come tu hai amato me». Gesù ha comandato agli uomini di dare una tunica a chi non ce l’ha. Chiara e le sue amiche hanno salvato chi aveva bisogno, perché aiutare chi soffre significa dare una carezza sul cuore.

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