Francescanesimo/Quattro «famiglie» sparse in tutto il Paese
Con cadenza decennale l'Unione Conferenze ministri provinciali Famiglie francescane d'Italia prepara un
volume con i dati statistici, quello riguardante il 2011 sarà presentato venerdì nel corso dell'Assemblea
generale sulla vita dell'Unione. La pubblicazione è un punto di riferimento considerevole, che nasce dal
sondaggio svolto tra tutti i ministri provinciali e che disegna «la grande vitalità di un cammino caratterizzato
dalla presenza viva e operosa di una porzione di francescanesimo radicato in Italia» commenta padre Paolo
Fiasconaro, segretario generale dell'Unione e coordinatore della ricerca.
Oggi sono 55 le Province religiose
delle quattro Famiglie francescane italiane che operano nei vari settori dell'apostolato, incarnando il carisma
di san Francesco. «Ci accorgiamo subito - continua padre Fiasconaro - al di là della fredda sequenza dei
numeri, della variegata attività pastorale dei religiosi e della ricchezza di iniziative e opere che i frati portano
avanti in Italia». Vari i campi di azione: formazione, seminari, opere sociali, editoriali, assistenziali, caritative,
laicali e missionarie.
Apprendiamo così, tra l'altro, che i professi solenni sono 4.896, i sacerdoti 4.177, i fratelli
laici 650. Le Case sono 744, le parrocchie 395, i Santuari 144, le opere sociali 82. Le monache Clarisse del
Secondo Ordine sono raccolte in 11 Federazioni con 164 monasteri in cui vivono 1.695 monache.
La
Federazione monache del Terz'Ordine Regolare conta tre monasteri con 25 monache. Nel Movimento
religiose francescane d'Italia convergono 72 sigle con 6.500 suore. Un quadro soddisfacente anche se padre
Francesco Patton non nasconde le difficoltà rispetto alle nuove vacazioni: «La tenuta vocazionale - illustra - è
maggiore al Sud, dove la religiosità ha tenuta migliore poiché ha radici popolari e all'interno del mondo
giovanile. Mentre al Nord, più secolarizzato, si registrano in questo senso maggiori problemi. Al Centro il
nucleo resta Assisi, dove molti giovani passano e questo facilita la disponibilità vocazionale». Spesso, però,
quello che di san Francesco affascina è una certa idea che si ha del Poverello di Assisi, che «non è - riflette
padre Patton - un santo oleografico.
Francesco è un santo più complesso, politicamente scorretto. Ha una
visione biblica del Creato, dell'uomo, di Dio. Quello che si conosce di Francesco è il santino non il santo». Il
problema vero, riprende, «è che in questa stagione bisogna tornare alla qualità radicale della nostra forma di
vita. Annunciare e far conoscere Gesù Cristo».(Avvenire)
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