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Francesco e la 'prova del fuoco' di Franco Cardini

Credits Ansa

Nel suo libro recente, Francesco e le terre dei non cristiani (Ed. Biblioteca Francescana), Chiara Frugoni torna ampiamente a studiare l'episodio dell'incontro tra Francesco e il sultano, o meglio, come lei preferisce dire e pensare, tra Francesco e i musulmani, e, al suo interno, a quell'inquietante pagina relativa all'ordalia del fuoco alla quale secondo la Legenda maior di Bonaventura il Santo avrebbe sfidato i sapienti che attorniavano il sovrano: un vero e proprio iudicium Dei, di quelli radicati in antiche consuetudini di origine germanica e in uso nel diritto consuetudinario medievale. La Frugoni ripercorre al riguardo alcuni precedenti del secolo XI: specie gli episodi, celebri, che ebbero come protagonisti Pietro Igneo a Firenze, il prete Liprando a Milano, Pietro Bartolomeo ad Antiochia.


La Chiesa, che in genere guardava con ostilità a questo genere di superstizioni barbariche, proibì formalmente le ordalie nel Concilio Lateranense del 1255: ma usi del genere sopravvissero a lungo a livello folklorico. Francesco aveva senza dubbio familiarità con questo profondo patrimonio che oggi noi studiamo con attenzione al livello antropologico.


La veridicità dell'episodio bonaventuriano è oggetto di generale scetticismo tra gli studiosi. Tuttavia, alcuni anni or sono, uno studioso francescano appartato se non emarginato eppure di vasta dottrina specie islamologica, il padre Giulio Basetti-Sani, si pose il problema di una riconsiderazione di esso ipotizzando che, con quella sfida, Francesco avrebbe voluto rispondere all'Islam riscattando una pagina narrata in un hadith (un racconto biografico di tipo canonico nell'Islam sunnita) secondo al quale Muhammad avrebbe invitato i cristiani (probabilmente nestoriani) di Nejiran, una prospera città dello Yemen, a provare con la mubaahala, l'ordalia del fuoco, la bontà della loro fede nei confronti dell'Islam stesso e dell'ebraismo.


Il rifiuto di affrontare le fiamme sarebbe stata la causa fondamentale della sparizione di quella comunità, i membri della quale si sarebbero convertiti all'Islam. L'episodio riguardante i cristiani di Nejiran venne studiato dal grande Louis Massignon, maestro del Basetti-Sani, in un memorabile saggio edito negli Annali della École Pratique des Hautes Études del 1943. L'aspetto più difficilmente accettabile, nell'affascinante ipotesi avanzata dal Basetti-Sani, sta tuttavia in quelle che potevano essere le competenze islamologiche di Francesco in un tempo del quale come testimoniano le stesse conoscenze di personaggi quali Pietro il venerabile e Tommaso d'Aquino circolavano in Occidente davvero poche notizie e molte falsità.

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