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Gubbio, la città dove San Francesco indossò per la prima volta il saio

La città dove San Francesco soggiornò al ritorno della prigionia di Perugia

La monumentale chiesa di San Francesco sorge sul lato meridionale di piazza Quaranta Martiri, nella parte bassa della città di Gubbio. Fu costruita intorno al 1255. Si trova all'interno di un vasto complesso francescano edificato dagli eugubini sui terreni dell'antica famiglia degli Spadalonga. Fu questa famiglia che, nel 1206-7, avrebbe accolto e vestito San Francesco dopo l'abbandono della casa paterna e la rinuncia alle ricchezze. Ma perchè è così importante questo luogo per la vita del santo di Assisi? Un episodio in particolare la rende nota: fu proprio qui che San Francesco indossò per la prima volta il famoso saio, simbolo - da secoli - dell’Ordine francescano.

LA STORIA - Cerchiamo di entrare nella storia, in questa affascinante storia. Partiamo dalla famiglia dei Spadalunga. Giacomello Spadalunga di Gubbio - “colui che un tempo gli era amico”, così scrive il biografo Tommaso da Celano - conobbe Francesco durante la prigionia a Perugia, dopo la sconfitta di Collestrada. E fu a lui che il Poverello si rivolse, dopo che finì la sua prigionia. Giunto a Porta San Pietro (ora Porta Vittoria) si diresse - senza esitazioni - verso la casa degli amici Spadalonga, in Piazza del Mercato, dove venne accolto con calore, rifocillato e rivestito. Bisogna precisare, però, che esistono diverse teorie sull'arrivo del futuro santo nella piccola cittadina umbra. La prima, è - dunque - la sua amicizia con Giacomello Spadalunga. Seconda teoria plausibile: Francesco scelse Gubbio, visto la presenza di molti ospedali, ospizi e luoghi di accoglienza per i più poveri, testimonianza della “pietas” degli eugubini. Ultima possibile ipotesi: Gubbio e la fama di Sant'Ubaldo, vescovo di Gubbio e grande riformatore della chiesa, morto una cinquantina d'anni prima. Non possiamo con certezza dire quale sia stato il perchè del suo arrivo a Gubbio, ma - di certo - fu qui che vestì, per la prima volta, il famoso saio.

E, proprio in questa città, fu edificata una delle prime chiese a lui dedicata, a pochi anni dalla sua morte. Da una bolla di Papa Alessandro IV si apprende che la chiesa era già officiata nel 1256. Fu ultimata, probabilmente, solo alla fine del secolo, salito al soglio pontificio il primo papa francescano Niccolò IV (pontefice dal 1288 al 1292) che, nel 1291, concedeva indulgenze a quanti avessero contribuito all’ultimazione dei lavori della chiesa stessa.

LA CHIESA - L'edificio presenta una pianta ogivale caratterizzata da una facciata rimasta incompiuta che conserva un bel portale gotico ed una cornice ad archetti pensili sovrastata da un piccolo rosone. Le tre absidi presentano una struttura poligonale interrotta da monofore. L'interno è di tre navate sorrette da 14 colonne con base ottagonale. Le volte a crociera della copertura risalgono alla trasformazione subita dall'edificio nel XVIII secolo. Le pareti laterali, un tempo, erano ricoperte da bellissimi affreschi ormai perduti. Nell'abside di sinistra sono raffigurate, in 17 riquadri, le Storie della vita della Vergine, ciclo di notevole pregio eseguito nei primi anni del XV secolo da Ottaviano Nelli.

Nell'abside centrale, in alto, è affrescato Gesù in trono con ai lati San Pietro, San Paolo, San Francesco e Sant'Antonio, opere eseguite da un seguace locale del Maestro di San Francesco della seconda metà del XIII secolo. Nell'abside di destra, vicino alla quale sono presenti i resti dell'antico Fondaco, si trovano affreschi del XIII-XIV secolo: nella parte superiore due episodi della vita di San Francesco, in quella inferiore al centro il Redentore e ai lati gli Evangelisti, entro cornici.

Ma il luogo più significativo e più “sacro” di tutta la chiesa è costituito dall’attuale sacrestia: una vera e propria “cella memoriae” che - secondo la tradizione eugubina e alcuni studi archeologici - viene indicata da come la casa degli Spadalonga, la ricca famiglia di mercanti che offrì accoglienza e la famosa “povera tunica” a Francesco. Era l’inverno del 1206.

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