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I Protomartiri francescani: o Dio o niente

Chi erano i frati che diedero la vita per annunciare il Vangelo?

“Orsù fratelli! Abbiamo trovato quello che cercavamo: siamo costanti e non temiamo di morire per Cristo!”, questo il grido dei coraggiosi fratelli francescani che scelsero di morire in terra straniera. O Dio o niente. Era questo il programma di vita di coloro che vennero successivamente chiamati Protomartiri francescani: Berardo da Calvi, Ottone da Stroncone, Pietro da Sangemini, Accursio Vacuzio e Adiuto da Narni. Furono loro i primi martiri francescani, coloro che versarono il proprio sangue per testimoniare la fede in Cristo. E furono loro i primi missionari inviati da San Francesco nelle terre dei Saraceni. Chi erano e quale fu la spinta del loro viaggio? Cerchiamo di fare un salto nel passato.

Li animava il desiderio di santità, quello stesso di Francesco. I cinque protomartiri all’inizio del XIII secolo, erano giovani, persone semplici, come la maggior parte dei contemporanei, dediti al lavoro dei campi e di limitata istruzione. L’incontro con Francesco d’Assisi cambia per sempre la loro vita. La personalità di Francesco li travolge tanto da accendere i loro cuori e di prendere l’iniziativa di viaggiare per il mondo a predicare il Vangelo e a diffondere la regola francescana. I cinque martiri non solo lasciarono tutto, lasciarono anche sé stessi, vincendo la paura dell’incognito e della morte.

Ma come Francesco mandò i cinque suoi confratelli in Marocco? È assai interessante il racconto della “Passio Sanctorum Martyrum fratrum Berardi, Petri, Adiuti, Accursii, Othonis in Marochio martyrizatorum”, la Passione dei santi protomartiri francescani. In questo racconto ci viene indicato l’anno: siamo nel 1219, l’undicesimo dall'inizio dell'Ordine dei Frati Minori. San Francesco per ispirazione divina mandò nuovamente i suoi frati in tutte le parti del mondo non solo tra i fedeli ma anche tra chi non credeva in Dio. Il Beato Francesco scelse per sé di andare con i frati verso Damiata mentre pensò di mandare in Marocco altri sei frati: Vitale, Berardo, Pietro, Adiuto, Accursio e Ottone.

Riportiamo le dolci parole di San Francesco ai suoi confratelli prima di partire: “Figlioli i miei il Signore mi ha comandato di mandarvi alle terre dei Saraceni a predicare a confessare la sua fede e a combattere la legge di Maometto. Anche io andrò agli infedeli e ad altri frati manderò per il mondo intero. O su dunque figlioli preparatevi a compiere la volontà del Signore”. Ed essi umilmente chinandosi innanzi a lui risposero: “Padre siamo pronti ad obbedirti in ogni cosa”.

In quel momento i giovani frati, tutti e sei inginocchiandosi, gli baciarono le mani e chiesero la benedizione e San Francesco con gli occhi colmi di lacrime. Francesco, allora, alzò gli occhi al cielo e li benedisse. Dopo questo affettuoso addio i frati partirono scalzi e giunsero in Spagna. Uno di loro, fra Vitale, infermo, rimase nella città di Aragona. Gli altri proseguirono il viaggio verso il martirio. Studi recenti hanno mostrato che nella più antica narrazione della Passio Sanctorum Martyrum fratrum Berardi, Petri, Adiuti, Accursii, Othonis in Marochio martyrizatorum il punto focale è l’affermazione che i cinque frati, dopo che fu emessa nei loro riguardi la sentenza di morte, si ripetevano l’un l’altro: “Orsù fratelli! Abbiamo trovato quello che cercavamo: siamo costanti e non temiamo di morire per Cristo!”.

I cinque frati martiri furono canonizzati dal Papa francescano Sisto IV nel 1481. Di questi santi, abbiamo anche il racconto di un altro santo francescano, Antonio di Padova che li descrive così: “Sono semplici come le colombe. Il luogo dove dimorano e il letto stesso sul quale dormono è ruvido e povero. Non offendono alcuno, anzi perdonano chi li offende. Confortano e sostengono con la parola della predicazione quelli che sono stati loro affidati e partecipano con gioia agli altri la grazia che è stata loro data. Amano tutti nel cuore di Gesù Cristo e vivono con umiltà e pazienza”.

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