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Il pellegrinaggio sulle orme del Cardinal Massaia, cappuccino che rivoluzionò l'Etiopia

L'Ofs di Asti ha voluto ricordare così il porporato missionario Guglielmo Massaia, venerabile da dicembre 2016

Credits Ansa

In pellegrinaggio da Asti a Piovà Massaia, sui passi del Cardinal Guglielmo Massaia, dichiarato venerabile lo scorso dicembre. La Fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Asti ha dato vita per il secondo anno consecutivo, lo a questo pellegrinaggio che omaggia la memoria del porporato cappuccino che andò a piedi in Etiopia.

 "PREGARE CAMMINANDO"
 «E’ stata un’esperienza bellissima che ha creato legami nuovi, ne ha consolidati altri e ha creato speranza per il futuro di ritrovarci per nuove e diverse iniziative – commentano gli organizzatori dell’OFS d Asti al potale www.atnews.it – Il pellegrinaggio ci ha dato occasione per “pregare camminando” cioè rendere movimento la nostra fede ben sapendo che a queste preghiere e a questi passi in uscita dovranno seguire scelte di vita e azioni che effettivamente mettano il cuore e in piedi in movimento verso chi ha bisogno di noi». I cappuccini sul loro sito ufficiale, www.fraticappuccini.it, descrivono Massaia come un missionario molto impegnato sopratutto in Etiopia, dove organizzò diverse missioni nella seconda metà del 1800.

 TRE VESCOVI MISSIONARI
 L'epopea massajana fu caratterizzata da una pastorale efficacissima: la formazione saggia della gioventú, di cui l'espressione piú alta fu Gabriele Gherba, estintosi appena sedicenne in fama di santità; la consacrazione di tre vescovi missionari, tra cui s. Giustino de Jacobis, 1° vicario apostolico dell'Abissinia, avvenuta il 7 gennaio 1849 a Massaua. E ancora la compilazione di un catechismo perfettamente adeguato alla mentalità locale e accessibile; l'adattamento all'ambiente e alla sensibilità religiosa, in particolare ai numerosi e severi digiuni abissini.

 DAL VAIOLO ALLA DIPLOMAZIA

 Inoltre, Massaia seppe abbinare all'evangelizzazione un'autentica promozione umana con la profilassi contro malattie endemiche, particolarmente contro il vaiolo, per cui fu acclamato "Padre del Fantatà (= vaiolo)". Si è battuto per l'abolizione della schiavitú diffusissima; per favorire l'istruzione che lo costrinse a trascrivere di proprio pugno numerosi manuali scolastici. Si impegnò, poi, per la creazione di centri assistenziali durante i frequentissimi periodi di belligeranza e di carestia; per la pacificazione nelle lotte tribali; per l'incremento e lo sviluppo di quei popoli di estrazione prevalentemente agricola. Nei limiti della prudenza cristiana favorí missioni diplomatiche e scientifiche, da meritarsi di essere nominato dal governo italiano "ministro plenipotenziario" nel trattato d'amicizia e commercio tra l'Italia e l'allora regno autonoma dello Scioa (1° marzo 1879).

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