Il ventre di San Francesco: generare carità e amore
Il viaggio dell'anatomia spirituale e del corpo del santo d’Assisi
Conservare nel ventre le emozioni. Diventano corpo, nel centro del corpo. ll ventre è, infatti, posizionato proprio al centro del nostro corpo. Forse non ci facciamo mai caso, ma la sua collocazione potrebbe indurci un po’ a riflettere: proprio nel ventre, si addensano - ad esempio - i cibi che mangiamo; in esso, “collochiamo” molte emozioni che viviamo tanto da definire lo stomaco il nostro secondo cervello; nel ventre si genera, si conserva una vita che sta nascendo. E lo sapeva bene la Vergine Maria che ha serbato quella Parola divenuta poi carne che è Gesù Cristo, o meglio il Bambino Gesù.
Ventre, stomaco di San Francesco. Anche per San Francesco questo ha avuto diversi importanti significati. C’è una sua meditazione, infatti, che ci aiuta a riflettere sul corpo disponibile ad accogliere la Parola. Francesco sposta l’attenzione da Maria a noi, a ogni uomo sulla terra: “E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo. E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri”. (FF. 200) Siamo madri, anche noi, dunque. Possiamo esserlo se portiamo nel nostro corpo “attraverso l’amore” il Signore. Francesco ha avuto anche lui, nel suo grembo, la Parola e ha generato attorno a lui la carità verso i fratelli. Un ventre capace di accogliere: anche a noi è richiesto questo. Parola di San Francesco d’Assisi.
Ma c’è un altro brano che - in una certa misura - parla del ventre. Leggiamo, infatti, nella Regola non bollata, al capitolo nove, paragrafo trentadue: “E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio, in tutte quelle cose in cui Dio gli darà grazia.”. In questo caso, il “campo d’indagine” è circoscritto all’ambito dei fratelli di Francesco, dunque nell’ambito della fraternità. Il santo di Assisi scrive: “ciascuno ami e nutra il suo fratello”. Un fratello che è anche figlio. Questa è una delle immagini più belle che ci vengono date del senso di fraternità: ogni frate, dunque, è madre del proprio fratello. E se madre, sembra quasi che implichi il verbo “generare”. La madre è colei che nel grembo ha conservato il figlio, è colei che nel ventre materno ha portato il corpo del proprio figlio per donarlo, poi, alla vita. In questa metafora, “entra in gioco” il ventre. E l’immaginazione comincia a sviluppare immagini che hanno colori e sfumature della tenerezza materna. Il ventre di San Francesco - che, a sua volta, è dentro il santo grembo della Chiesa - ha tenuto l’intera fraternità francescana. I pensieri, le considerazioni, i modi di essere e di vivere dell’essere francescano, sono stati custoditi da lui. Dal primo giorno di gestazione, si potrebbe dire. Conservati, preservati per poi essere generati, a loro volta, dal grembo del santo.
Il fatto più straordinario di tutto ciò, comunque, rimane uno: che quel grembo ancora continua generare, sempre fecondo, nuova linfa e nuova vita al pensiero e al vivere francescano. E’ un continuum senza sosta, nato secoli fa, e generato di giorno in giorno. (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)
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