Il 'villaggio dei lebbrosi'
Così i francescani ridonano la vita a migliaia di persone in Guinea Bissau
Ottocento anni fa, San Francesco scopriva la sua vocazione stando a contatto con i lebbrosi. «Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo», scriveva nel suo Testamento (n. 110).
A distanza di otto secoli, un drappello di Frati dell’attuale provincia di Sant’Antonio del Nord Italia, ha deciso di donarsi ai lebbrosi, proprio come fece Francesco. Ha iniziato questa missione nel 1955 e tutt’ora è un fiore all’occhiello per i francescani missionari di tutto il mondo.
IL VIAGGIO DEI FRATI MISSIONARI
Tutto è iniziato con un drappello di frati del Veneto, partiti alla volta della Guinea Bissau, ancora colonia portoghese, per prendersi cura dei lebbrosi che si trovavano nella zona di Cumura, un piccolo centro non lontano dalla capitale. Dapprima vissero in misere capanne di fango e con strumenti davvero inadeguati cercarono di curare, così come potevano, le centinaia di malati che giornalmente si recavano presso l’incipiente villaggio dei lebbrosi.
“SI, LO VOGLIO, SII GUARITO”
Poi nacquero i primi padiglioni, il conventino dei frati, la cappella. E questa nascita e sviluppo della struttura non furono solo l’impresa coraggiosa dei frati, ma anche della grande solidarietà di benefattori che hanno formato una grande catena di solidarietà, anch’essi ispirati dal gesto di Gesù e volenterosi di dire: “Sì, lo voglio, sii guarito”.
LEGGI ANCHE: Io, lebbroso, da Francesco
COME SI E’ TRASFORMATO OGGI IL VILLAGGIO
Il villaggio dei lebbrosi, si legge sulla rivista dei Frati della Provincia di Sant’Antonio “Oggi fratini, domani Apostoli”, oggi è formato da tre padiglioni, che ospitano i malati, una bella cappella, la farmacia, la segreteria, la cucina ed altre strutture che accolgono anche i malati che vengono a farsi curare ambulatorialmente ogni settimana. C’è tanto personale specializzato che lavora ogni giorno per vincere la lebbra. Ci sono soprattutto i malati, contenti di trovarsi insieme ai frati, per guarire e ritornare sani alle loro case.
LA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II
Qui a Cumura il 28 gennaio 1990 venne il Papa san Giovanni Paolo II e, davanti all’immagine della Madonna, si rivolse ai malati: “Miei amati fratelli e sorelle in Gesù Cristo, la vostra presenza suscita in me sentimenti che provava Gesù Cristo, quando riceveva gli ammalati...mi piacerebbe avere più tempo per parlare con ognuno, perché vi amo molto, so ffro nel vedervi soff rire e voglio confortarvi tutti. Io parto; ma chiedo al Vescovo Monsignor Ferrazzetta e a quanti vi assistono, che vi facciano tutto il bene che il Papa desidererebbe farvi se potesse rimanere qui con voi”.
LEGGI ANCHE: San Francesco, il lebbroso e la misericordia
Commenti dei lettori
NON CI SONO COMMENTI PER QUESTO ARTICOLO
Lascia tu il primo commento
Lascia il tuo commento
la cripta
di San Francesco
Rivista
San Francesco